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Trama

Il dottor Mark Powell, eminente psichiatra al secondo matrimonio, si trova per le mani il singolare caso di un uomo, di nome Prot, che sostiene di essere un extraterrestre.

Stranamente, il misterioso individuo sembra non avere un passato, si descrive come un viaggiatore, impegnato a stilare un rapporto sugli esseri umani, proveniente dall’evoluto pianeta K-PAX.

Il dottore, incapace di individuare il trauma del soggetto, lo asseconda invitandolo a parlargli della sua cultura e sottoponendolo ad alcuni “test” alla presenza di illustri astrofisici.

Invece gli altri pazienti, ricoverati nello stesso reparto, non dubitano affatto di Prot, e anzi si contendono l’unico posto a disposizione per partire alla volta di K-PAX.

Recensione

L’ultima fatica del versatile, ma non sempre convincente, Iain Softley (Backbeat, Hackers, Le ali dell’amore) è basata su tutti gli stereotipi di altri film sul rapporto medico-paziente in analisi.

Ecco ancora una volta lo psichiatra (Powell, un Jeff Bridges di maniera) alle prese con un paziente impossibile (Prot, un eccezionale Kevin Spacey), a sua volta ispiratore delle soluzioni ai problemi del dottore (con il figlio di primo letto o con la seconda moglie).

La sceneggiatura, probabilmente troppo vincolata al romanzo, dà così origine a un’opera meno approfondita di quanto le premesse lascino intendere, caratterizzata da un ritmo alquanto blando ma almeno con un finale che, grazie anche a qualche incongruenza, insinua nello spettatore un divertente dubbio.

Fondamentale ed efficace, per l’economia del plot, la fotografia di John Mathieson.

Sax Marmotta