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Recensione

Dopo l’inedito e singolare Bad Words, la seconda prova da regista di Jason Bateman (attore lanciato giovanissimo alla fine degli anni ’80 che solo di recente ha acquisito una meritata riconoscibilità) discende da un romanzo di Kevin Wilson, sceneggiato da David Lindsay-Abaire.

Al centro della vicenda ci sono Annie e Baxter (una solida Nicole Kidman e lo stesso Bateman), sorella e fratello che cercano di far luce sulla misteriosa scomparsa dei genitori (Christopher Walken e Maryann Plunkett).

Costoro, noti per le loro imprevedibili e spiazzanti performance artistiche (a metà tra la candid camera e il flash mob, giusto per farne una sintesi in termini moderni), coinvolgevano spesso e volentieri i loro pargoli – ormai cresciuti e mediamente traumatizzati – nei loro “spettacoli” meticolosamente preparati.

Al punto che all’insicura e piuttosto frustrata prole (sebbene una s’incaponisca e l’altro si rassegni) viene piuttosto spontaneo dubitare dell’apparentemente tragica sparizione.

Un plot senz’altro originale non basterebbe di per sé a innalzare la qualità del film.

Ma ci sono dei buoni sottotesti, concernenti l’estro dell’inganno e soprattutto l’innata, perpetua, insopprimibile capacità – o talento – in dote (in proporzioni variabili) a padri e madri di rovinare la vita dei propri figli.

Un concetto portato all’esasperazione da un plot abbastanza coraggioso.

Il professor Waxman è il veterano caratterista Harris Yulin.

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Max Marmotta