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Trama

Scrittore per l’infanzia baciato dal successo (ha creato il favolistico Qwerty Uiop, che altro non è che il suo alter ego da bambino), Gianni Orzan è un triestino quarantenne che non prova alcun dolore alla morte del padre, ufficiale dell’esercito dalle tendenze fasciste; in effetti Gianni lo avversava ideologicamente più per dispetto che per reale convinzione.

Pochi giorni dopo il funerale, è avvicinato da un tipo sciatto che dice di chiamarsi Gianni Bogliasco (ma il cognome è incerto: Fusco? Costante?), che insiste per dargli un passaggio e lo spaventa.

Preso dal timore di essere rapito, Orzan mette al sicuro la moglie Anna, che comincia a sospettare di adulterio, e l’amato figlioletto Francesco.

Bogliasco non tarda a ripresentarsi, asserendo di essere stato amico del genitore scomparso e che questi era in realtà una spia russa.

Dapprima del tutto scettico, l’uomo comincia ad ascoltare i suoi racconti, rimettendo in discussione la sua intera esistenza.

Recensione

Opportunamente musicato dai Quintorigo, il primo film in assolo di Piergiorgio Gay (già coautore, con Roberto San Pietro, di Tre storie, pure interpretato da Sandra Ceccarelli) ha il dono di comunicare sensazioni quotidiane e/o sopite con imparziale immediatezza, proponendo in maniera in buona parte vaga differenti chiavi di lettura.

Gianni Orzan è interiormente un insoddisfatto che ha inventato una figura-simbolo (debitrice di Harry Potter?) del suo stato infantile, lo stesso che lo conduce a nutrirsi di cinema e ad assordarsi con canzoni schierate a sinistra; è propriamente un suo omonimo, venuto da chissà dove (a un passo dall’immaginario), che forse dice la verità e forse no, a scuoterlo, ad aiutarlo ad avere i dubbi giusti (che non necessitano risposte), a parlare per metafore ma mai così chiaramente con la madre e con la moglie.

Bruno Ganz, con quel suo accento svagato che esalta la nettezza delle sue espressioni verbali (e non), è magnifico nel suo ruolo di “angelo custode” poliglotta, e si fa garante dei toni quasi da commedia che giustamente emergono di tanto in tanto ad alleggerire la trama.

Max Marmotta