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Recensione

Negli ultimi tempi si sente la mancanza dei gangster movies.

Ben Affleck, abile sceneggiatore/regista (è alla quarta prova dietro la macchina da presa) e – spesso, come in questo caso – svogliato attore, prova a colmare la lacuna con un’opera che guarda (da lontanissimo) a Il padrino.

E può contare su una fonte affidabile (l’omonimo romanzo di Dennis Lehane, scrittore già all’origine dell’esordio di Ben, Gone Baby Gone).

Attraverso una trama che si sviluppa a cavallo della Depressione del ’29, assistiamo all’ascesa criminale di Joe Coughlin, sangue irlandese – il genitore (Brendan Gleeson) è un poliziotto – e, dopo aver combattuto nella Grande Guerra, allergia alle regole.

Da rapinatore (e galeotto) di Boston, l’uomo, per sfuggire alla gelosia del boss (Robert Glenister) al quale aveva insidiato l’amante (Sienna Miller), si mette al servizio di un mafioso (Remo Girone), che lo “assegna” ai traffici di Tampa, in Florida.

Qui trova una nuova compagna (Zoe Saldana) e si arricchisce grazie al rhum (siamo pur sempre in epoca di Proibizionismo).

Ma l’equilibrio è destinato a incrinarsi. Grazie a un cast di contorno pieno di talenti (oltre a Chris Cooper ed Elle Fanning, padre e figlia diversamente corrotti, citiamo almeno Chris Messina, Miguel J. Pimentel, Matthew Maher, Max Casella e Anthony Michael Hall), che purtroppo tendono involontariamente a far sfigurare il protagonista, il film occupa piacevolmente due ore abbondanti.

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Max Marmotta