
La passione di Cristo
- Mel Gibson
- Christo Jivkov, Jim Caviezel, Maia Morgenstern, Monica Bellucci
- Drammatico
- Stati Uniti
- 25 February 2004
Trama
La notte precedente alla sua esecuzione, dopo l’Ultima Cena, Gesù Cristo si reca a pregare nell’orto dei Getsemani, vegliato dagli stanchi apostoli e tentato dalle lusinghe di Satana.
Tradito da Giuda, viene arrestato e portato dinanzi ad Annas e Malchus, capi dei Farisei, che lo processano.
Ponzio Pilato, governatore romano della Palestina, interpellato per deliberare sulla condanna a morte, propone al popolo infuriato di scegliere se salvare la vita di Cristo o quella di Barabba, noto criminale.
Il popolo preferisce Barabba e Ponzio Pilato declina ogni responsabilità, mentre la sua consorte Claudia è divorata dal rimorso.
Gesù, già flagellato dai soldati romani, attraversa Gerusalemme e sale sul Golgota portando sulle spalle la sua croce, che verrà innalzata tra le due dei ladroni Dismas e Gesmas, davanti agli occhi della madre Maria e di Maria Maddalena.
Recensione
Grandioso. È difficile trovare un altro aggettivo per giudicare il terzo film da regista di Mel Gibson, capace di realizzare con intelligenza ed eleganza una cronaca quasi documentaristica (interamente in aramaico, ebraico e latino con sottotitoli) del supplizio subito da Gesù Cristo (Jim Caviezel), la quale ha anche tutto l’aspetto di un sentito atto di fede.
Inevitabilmente rafforzata dal battage negativo che ne ha preceduto l’uscita, la pellicola non è affatto antisemita, né eccessivamente violenta, né priva dei messaggi cristiani di speranza e carità.
Certo l’autore opta per una lettura moderna della Passione senza risparmiare i particolari truculenti, perfettamente collocati però in un contesto storico crudele e complesso –anche attuale, specie quando delinea i giochi politici dietro le quinte– e per nulla scaturiti da un basso voyeurismo, bensì da un’attenta ed eterogenea documentazione (la Sacra Sindone testimonia 121 frustate).
E se vogliamo trovare qualche difetto, possiamo riscontrarlo solo in un utilizzo non sempre appropriato del ralenti, tale da trasmettere un’enfasi tutta americana.
Il resto è difatti una splendida pagina di cinema, la quale conferma la maturità artistica di un Gibson impegnato, tra Cinecittà e Matera, in sapienti movimenti di macchina, in intensi primi piani dell’ispirato cast e nel migliore montaggio parallelo degli ultimi anni che, con invidiabile senso del dramma, passa attraverso accurati flashback concitati per giungere all’apice del martirio fisico.
Una scelta che comunica una profonda spiritualità la quale, traendo origine dall’eroismo dei personaggi principali, ha il potere di accomunare atei e credenti.