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Recensione

Dal romanzo ambientato ad Amsterdam nel XVII secolo di Deborah Moggach (che appare fugacemente) discende questo film da lei sceneggiato addirittura insieme a Tom Stoppard, passato attraverso varie traversie produttive (le riprese risalgono al 2014, si sono succeduti montaggi e rinvii).

La protagonista (Vikander, avvezza ai ruoli in costume) è un’orfana data in sposa a un ricco e non più giovane mercante (Waltz), il quale, in attesa di un erede (il cui ritardo rischia di compromettere il matrimonio), commissiona un ritratto coniugale a uno spiantato pittore (DeHaan).

Tra la precaria consorte e l’artista inevitabilmente inizia una relazione pericolosa, mentre la domestica (Grainger, a sua volta attrice “di un’altra epoca”) si scopre incinta del pescivendolo (O’Connell)… Interpretato anche – fra i molti – da Judi Dench (badessa con spiccato senso degli affari), Zach Galifianakis (assistente ubriacone), Tom Hollander (medico profittatore) e Cara Delevingne (prostituta dalla mano lesta), l’intrigante – almeno nelle intenzioni del non entusiasmante regista Chadwick (L’altra donna del re, Mandela – La lunga strada verso la libertà, inedito da noi) – dramma secentesco porta alla luce il lucroso commercio di tulipani (e dei loro semi) che connotava luogo e periodo.

Illustrare i frenetici acquisti come trattative di borsa è un’intuizione tanto felice quanto incontrollata (si parla perfino di “bolle…).

Da vedere senza pretese. .

Max Marmotta