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Trama

Attraverso rare immagini di repertorio, documentari d’epoca e ricostruzioni drammatizzate, la storia di tre misconosciuti pionieri del blues.

Il primo è Blind Willie Johnson, attivo alla fine degli anni Venti in esibizioni da strada. A seguire, Skip James, il cui talento fu sfruttato in gioventù dalle case discografiche (siamo nel decennio successivo); dopo essere diventato pastore battista, l’uomo rientrò nel mondo della musica praticamente dalla porta principale, nel 1964.

In quel periodo, infine, visse anche lo sfortunato J.B. Lenoir, immortalato da un filmato di due appassionati intervistatori svedesi. Tra un contributo e l’altro, le moderne reinterpretazioni dei loro pezzi da parte di famosi cantanti di oggi.

Recensione

La miscela funziona alla grande: autentici documentari (con esibizioni rigorosamente sottotitolate in inglese) e spezzoni di manifestazioni del passato alternati a ricostruzioni biografiche di finzione (ma “sporcate” in sede di montaggio al punto da sembrare quasi vere: le vicende del narratore Blind Willie Johnson, che in versione non doppiata –da Angelo Maggi– ha la voce di Fishburne, nonché la carriera giovanile di Skip James), racconti di testimoni di allora intervallati da ghiotte performance dal vivo odierne.

È una composizione di grande armonia quella che ci offre Wim Wenders, evidentemente non dimentico dei fasti di Buena Vista Social Club e chiamato dal collega Scorsese ad inaugurare il ciclo di film “The Blues” (oltre al regista tedesco e al patron americano, gli altri nomi coinvolti nel progetto sono Mike Figgis, Clint Eastwood, Richard Pearce, Marc Levin e Charles Burnett), parola che, è giusto ricordarlo, non designa soltanto un genere, ma significa pure “malinconia”.

Anche il titolo originale gioca tra l’accezione di “soul” come tipologia musicale e la sua traduzione di “anima”.

Congratulazioni all’autore, dunque, anche perché la bellissima metafora del satellite che, in apertura e in chiusura, porta gloriose (e forse all’epoca incomprese) melodie al di là dei confini terrestri dà da sola il senso dell’operazione.

Max Marmotta