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Trama

Laurel Canyon è una zona residenziale dalle parti delle colline hollywoodiane. Qui possiede una villa la produttrice discografica hippy Jane, che attualmente ha una relazione con Ian, molto più giovane, leader della band che sta realizzando un cd per lei.

E qui giunge Sam, neo-neuropsichiatra figlio della donna, il quale pensava di non trovare nessuno, figuriamoci un complesso musicale! Al seguito del giovane, in trasferta poiché assunto da un vicino ospedale, c’è la sua fidanzata Alex, altra dottoressa in erba, che sta redigendo una tesi sul genoma.

Sam ha da sempre problemi di comunicazione con la genitrice e non gradisce le sue abitudini, ma la convivenza è necessaria.

Durante il suo periodo di pratica, il medico si sente involontariamente irretito dalla bella collega israeliana Sara.

Ma quel che è peggio è che Alex prova attrazione per la “vita spericolata” di Jane e Ian… .

Recensione

Ecco uno di quei film indipendenti tanto cari al Sundance di Robert Redford (un po’ latitanti ultimamente, a dire il vero), con la graziosissima Kate Beckinsale (Alex) al posto di Parker Posey o Neve Campbell.

Anche se Frances McDormand (Jane) è sempre di una bravura da manuale, bisogna riconoscere che il film della Cholodenko non rivela niente di nuovo sotto il sole: rapporto conflittuale genitrice-figlio, voglia di trasgressione repressa, esplosione “ragionata”, e senza scossoni particolari, del dramma nella fase conclusiva.

Inoltre, il rock tanto pubblicizzato da cartelloni e trailer non si scorge neppure tanto, né è di qualità esorbitante.

Resta comunque il calibrato taglio minimalista a scandire la storia, benché i dialoghi andavano messi maggiormente a punto.

L’antipatico Nivola (Ian) e la delicata McElhone (Sara) erano entrambi nel cartellone di Pene d’amor perdute.

La scenografa Catherine Hardwicke ha diretto di recente il discusso Thirteen – 13 anni.

Max Marmotta