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Trama

Il signor Rossi è un noioso impiegato incapace di ridere delle barzellette e men che meno di raccontarle a sua moglie o al suo capo; la sua operazione di calcoli è affidata, neanche a farlo apposta, ad un chirurgo assai spiritoso.

Un cameriere serve e prende ordinazioni in modo a dir poco anti-igienico. Due extraterrestri provano lo scambio di coppia con due coniugi campagnoli. Un contadino dà informazioni ad un passante e si prepara ad una causa in tribunale. Due sposini marchigiani si trovano in un villaggio vacanze, e lui non riesce a fare a meno di raccontare storielle divertenti.

Un postino è snobbato in un bar comunista. I cannibali alle prese con un esploratore inglese, uno francese e uno italiano. Un romantico corteggiamento in un teatro ottocentesco. Un coatto, che vive con fratello tossico e nonna tremolante, vince un viaggio in Gran Bretagna e vi si reca con la fidanzata rumena… .

Recensione

Più un omaggio alla verve, tuttora ineguagliata, di Bramieri e a Dapporto che una riproduzione dei film-farsa realizzati con due lire che andavano per la maggiore all’inizio degli ’80 (fortuna che carabinieri, matti e Pierini sono stati esclusi a priori dal progetto).

Alcune decine di micro-episodi, dove la storiella inscenata si distingue da quella esposta verbalmente, collegati fra loro, talvolta concentricamente, talatra consequenzialmente, con discreto estro dai fratelli Vanzina grazie a una circostanza, una parola, un personaggio.

Degli sketch sono ultra-conosciuti (con il napoletano, o il calabrese, che si staglia sempre al di sopra, o al di sotto, degli stranieri), altri suonano praticamente inediti, oppure inutili; certi sembravano funzionare di più nella tradizione orale, qualcuno ci guadagna addirittura nella rappresentazione.

E, a parte le situazioni simpaticamente “scorrette”, almeno un paio di casi (le parti con gli esquimesi e con il contadino che “legge” l’ora) non si possono ridurre a racconto.

Benché non lasci molto, com’è ovvio, la pellicola dà quello che promette: se ascolti settanta barzellette, poi è normale che siano soltanto cinque a farti ridere (e perciò da tramandare).

Volgarità qua e là, ma forse era inevitabile; piuttosto, da registrare il meccanismo intenzionalmente comune a I mostri, dove ogni interprete riveste più ruoli (lo sprecato ma autoironico capocomico Proietti e i Fichi d’India si sdoppiano pure all’interno della stessa gag, Salvi addirittura si triplica).

Soppesato il cast, con due attori del vanziniano La mandrakata, quattro della “compagnia natalizia” più Vito (alias Stefano Bicocchi) e Giusti, attualmente attivissimi in trasmissioni satiriche.

Max Marmotta