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Recensione

Con altre due esperienze da regista alle spalle, l’attore Jean-Paul Rouve (che qui ritaglia per sé il piccolo ruolo del permissivo proprietario d’albergo Philippe) confeziona una commedia dai risvolti annunciati, eppur dotata di un sapore agrodolce – veicolato da una recitazione generalmente di buon livello – che la rende abbastanza scorrevole e sostanzialmente simpatica.

La recente vedovanza di Madeleine (Cordy) conduce nel giro di poco tempo i suoi tre figli – soprattutto l’ansioso Michel, appena andato in pensione (Blanc, perfetto per la parte) – a sistemarla in una casa di riposo.

Ma la signora, come era facile immaginare, si stufa presto e se la svigna, alla ricerca di un pezzetto di “tempo perduto”.

La rintraccia senza troppe difficoltà il nipote Romain (Spinosi), con il quale l’anziana ha un rapporto complice.

Il giovane sta attraversando una fase d’indecisione, vorrebbe avviare una relazione sentimentale e per il momento fa il portiere di notte in un hotel.

Il concetto che sembra stare alla base del film, discendente da un libro di David Foenkinos (qualche anno fa anche co-regista dell’inedito La délicatesse con la Tautou), riguarda la qualità della vita di ognuno di noi: per migliorarla, basta che qualcuno ci conceda una soddisfazione, piccola o grande, con sincerità o un pizzico di inganno.

Esemplare, a tal proposito, il sublime episodio con il pittore interpretato da Jacques Boudet.

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Max Marmotta