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Recensione

È innegabile che il movimentato thriller d’azione di un ritrovato (c’erano già degli indizi a suo favore nel ben diverso The Lady) Luc Besson, man mano che incede, perda compattezza, anche perché le direzioni che può prendere diventano praticamente infinite, e le somiglianze con il recente e in parte deludente Transcendence sono dietro l’angolo (d’altronde, pure qui c’è il savant Morgan Freeman).

Però gli ingredienti per intrattenere piacevolmente ci sono, e per tre quarti di film vengono impastati nel migliore dei modi.

Merito di una perfetta Scarlett Johansson, pedina casuale di un gioco pericoloso che inizia a Taipei, dove una sua recente conquista la scongiura di portare una riservatissima valigetta in un hotel a un certo Jang (l’inquietante Choi Min-sik di Old Boy), che si rivela un sanguinario gangster coreano e la “recluta” come corriere di una nuova, potentissima droga naturale.

Proprio quest’ultima, cucita nello stomaco della malcapitata, fuoriesce – non proprio spontaneamente – e la trasforma in un’inarrestabile e sempre meno sentimentale macchina intelligente, presto braccata da malviventi, polizia (capeggiata dal paziente Amr Waked) e studiosi.

Sulle sottoutilizzate possibilità del cervello esistono già altri titoli (uno è il tendenzioso Phenomenon), ma qui, più che alla logica o alla veridicità, si punta a “stupire con effetti speciali”.

Vacuo lamentarsene. Fra gli altri “muli” utilizzati per il traffico ci sono il tedesco Jan Oliver Schroeder e il nostro Luca Angeletti, spesso utilizzato da Moccia o dalla tv.

Max Marmotta