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Recensione

Non è che George Miller, creatore della trilogia (finora) di Mad Max (1979, 1981, 1985), sia rimasto con le mani in mano nell’ultimo trentennio.

Frattanto ha diretto un fantasy sopra le righe (Le streghe di Eastwick), un solido dramma (L’olio di Lorenzo) e si è dedicato parecchio al pubblico infantile (Babe va in città, il dittico digitalizzato di Happy Feet), oltre a lavorare da produttore.

Ora, dopo vari rinvii (se ne cominciò a parlare già nel 2001 e il protagonista doveva essere di nuovo Mel Gibson, poi si considerò il compianto Heath Ledger), ecco servito l’atteso quarto capitolo della saga ambientata in un desolante futuro post-apocalittico, popolato da bande motorizzate di feroci razziatori che non si fanno alcuno scrupolo ad accoppare per un po’ di benzina o munizioni.

Il desertico contesto dunque non cambia, anzi se possibile diventa ancor più attuale, a ulteriore riprova della modernità e della lungimiranza di una serie avviata da un piccolo film a bassissimo budget.

Diversi, semmai, sono i mezzi a disposizione: non tanto gli effetti computerizzati, quanto gli stunt, le curiose vetture, il numero delle cineprese, tutto a favore della riuscita di questo vero e proprio action kolossal.

Naturalmente, il denaro speso non garantisce risultati di qualità. Ma qui il mantenimento della formula che portò al successo il brand, con un occhio alle esigenze del pubblico di massa, assolve l’arduo compito di soddisfare fans e neofiti, grazie anche a una trama (concepita dallo stesso regista con Brendan McCarthy e Nico Lathouris) che sa “frenare” al momento giusto ed è capace di sviluppare coerentemente i personaggi.

Max Rockatansky (che adesso – e presumibilmente per alcuni sequels – è interpretato dal professionale Tom Hardy), l’ex-agente brutalmente privato della famiglia (il suo tribolato passato è accennato in forma di visioni e incubi), viene catturato dai predoni di turno e usato come sacca di sangue pregiato per i cosiddetti “figli della guerra”, giovani gravemente malati che costituiscono l’esercito di kamikaze del tirannico Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne, che già aveva un ruolo nel primo Interceptor), il quale tiene in scacco una comunità di disperati con la promessa dell’acqua.

Quando la fedele Imperatrice Furiosa (una grintosa e irriconoscibile Theron, rapata e priva di un braccio), con la scusa di una missione di rifornimento, sottrae al despota cinque delle sue giovani spose, si scatena una caccia al veicolo in cui rimane coinvolto Max, che da oggetto diviene, per autoconservazione, oppositore.

Il resto (compresa l’impressionante performance di Nicholas Hoult, alias il seguace Nux) al cinema.

Max Marmotta