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Recensione

Basandosi sull’ipotesi proposta dallo storico John Guy nel suo libro Queen of Scots: The True Life of Mary Stuart (adattato per lo schermo da Beau Willimon), la regista esordiente Josie Rourke, corposa esperienza teatrale alle spalle, racconta il rapporto a distanza tra Maria Stuarda, rientrata nella sua Scozia alla morte del marito re di Francia, e sua cugina Elisabetta I, regina d’Inghilterra timorosa di un’usurpazione (o magari di un legittimo ripristino di ruoli).

Due sovrane “sorelle” che, al di là delle ambizioni personali e delle opposte idee religiose (l’una era cattolica, l’altra protestante), forse, nel nome della famiglia e del regno, sarebbero riuscite – suggerisce la trama – a trovare un compromesso, se non fosse stato per la sostanziale protervia dei consiglieri (uomini) che le circondavano.

Un film che parte piano e sa conquistare l’apprezzamento dello spettatore, ammirato, da principio, da scenografie e costumi e da una forma in generale assai curata, in seguito sorpreso da congrue idee di messinscena (per esempio, il parto di Maria o lo scontro armato), dalle esplosioni di violenza (il brutale assassinio del musico Rizzio), da risvolti privi di ambiguità (l’eliminazione di Lord Darnley, fallimentare marito dell’aspirante al trono).

Fino a un confronto finale tra le protagoniste (le superlative e altere Ronan e Robbie, che neanche un pesante make-up riesce a imbruttire), leggendario e perciò degno di Heat.

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Max Marmotta