Video & Photo

1 videos

Recensione

Di base una commedia, il nuovo film di Özpetek, ma è questione di tono generale; allo stesso modo, il recente La prima cosa bella del “leggero” Virzì è prevalentemente drammatico, ma non significa che finora l’uno non abbia mai fatto ridere e l’altro non sia stato capace di evocare la lacrima.

Quindi, il regista turco stavolta ha deciso, seguendo un suo manifesto desiderio, di dedicare maggiore spazio alle scene scanzonate, al dileggio delle mentalità chiuse, alla rappresentazione del ridicolo portato anche soltanto dal timore del pettegolezzo.

Dopo essersi laureato a Roma in lettere (e non in economia e commercio, come ha lasciato credere), Tommaso (uno Scamarcio che in pochi mesi di ottime scelte ha ormai acquisito spessore) torna nella natia Lecce per non avere più segreti con la sua famiglia: vuole diventare uno scrittore ed è gay, due cose inaccettabili soprattutto per il padre (l’inquieto Fantastichini) conservatore e proprietario di un pastificio tramandato di generazione in generazione (e la sagace e segnata nonna della Occhini è insuperabile).

La confessione, in realtà somministrata per gradi (un parente alla volta), non arriva a pieno compimento per vari motivi, non ultimo l’improvvisata del fidanzato del “figliuol prodigo” insieme ad altri tre amici (da citare tutti i bravi attori che li interpretano, sotto il controllo attento dell’autore, evitando per un soffio la macchietta: Carmine Recano, Daniele Pecci, Mauro Bonaffini, Gianluca De Marchi).

Ecco, di sicuro il cast (nel quale non vanno dimenticati almeno Paola Minaccioni, domestica remissiva, e Massimiliano Gallo, cognato chiacchierone) svolge un ruolo fondamentale nel proporre una storia che con gentilezza scivola verso la commozione e la terribile constatazione dell’implacabilità di alcuni sentimenti e di alcuni ambienti.

Non senza speme.

Max Marmotta