
Nave fantasma – Ghost Ship
- Steve Beck
- Desmond Harrington, Emily Browning, Gabriel Byrne, Isaiah Washington, Julianna Margulies, Karl Urban, Ron Eldard
- Giallo, Horror, Thriller
- Australia, Stati Uniti
- 25 October 2002
Trama
L’efficiente, infaticabile e abbastanza cupido equipaggio del rimorchiatore Arctic Warrior, capitanato dall’esperto Sean Murphy, stavolta è alle prese con un recupero insolito: un transatlantico italiano, l’Antonia Graza, disperso addirittura da quarant’anni, è stato avvistato dal pilota Jack Ferriman nel mare di Bering.
Allettato dall’importanza del recupero, il gruppo, formato anche dalla volitiva Maureen Epps e da Dodge, Santos, Munder e Greer, si avventura al largo.
Ferriman, che vuole la sua parte, ha insistito per essere della partita. Giunti in vista del relitto, i marinai lo accostano e lo perlustrano. Scoprono così la presenza di un ingente tesoro in lingotti aurei, vera cagione della scomparsa della nave, e di alcuni passeggeri incorporei che errano in pena; fra loro, l’affascinante cantante Francesca e la traumatizzata bimba Katie.
Recensione
Insieme –forse– ai colleghi William Malone e James Wong, il regista Steve Beck (I tred13ci spettri), ancora seguito da Zemeckis e Silver in sede di produzione, si conferma fra i pochi in grado di prolungare l’esistenza dell’horror medio, corroborato da valide idee visive e sceneggiature non troppo banali.
Uno stile gore anni ’80 (con i protagonisti che, per il nostro “divertimento”, fanno quello che non dovrebbero e si mettono nei guai), opportunamente ammodernato nel taglio ma non svilito da trucchi dell’ultima ora.
La sequenza iniziale è da brividi, così come la reprise che riepiloga minuziosamente e rapidamente quel che è accaduto nel 1962 in un agghiacciante spaccato dell’avidità umana (il dubbio, anche alla luce delle rivelazioni finali, è comunque legittimo: era necessaria una simile carneficina?).
Numerosi i prestiti, principalmente da Shining e da Titanic (inevitabile), in una vicenda che ripropone una volta di più il parallelismo flutti/paura.
Il giudizio è sicuramente positivo, però non sarebbe onesto tacere sui punti deboli: la scena in cui Greer (Isaiah Washington) ha un attacco di pseudo-necrofilia nei confronti della cantante (una conturbante Francesca Rettondini, chissà perché doppiata da un’americana durante il brano), qualche commento musicale meno indovinato e, su tutto, un orrido (o ridicolo, dipende dai punti di vista) campionario di scritte italiane (“ogni sera” su un manifesto, “cabina di capitano”, “viaggiando da solo” su un registro).
Non c’era un traduttore nei paraggi degli studi Warner? .