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Recensione

La “premiata ditta” Vanzina (formata dai figli di Steno, Carlo ed Enrico, entrambi sceneggiatori e solo il primo, ufficialmente, regista) sforna perlopiù commedie ridanciane, talvolta decisamente trascurabili, talaltra leggermente rifinite.

La fitta filmografia dei due nel suo complesso costituisce, volente o nolente, un nostrano “specchio dei tempi”, con battute spesso invecchiate in fretta.

In ogni caso, uno dei segnali incoraggianti della loro quarantennale carriera è identificabile ne I mitici – Colpo gobbo a Milano (1994), nostalgico omaggio all’inarrivabile I soliti ignoti.

Sulla stessa linea (più del successivo In questo mondo di ladri, del 2004, affine nei temi blandamente sviluppati), arriva ora questa storia di una coppia (Salemme e Rocca), titolare di un’impresa di pulizie, sul lastrico a causa di un appalto soffiatole dal politico di turno (Ghini).

Inconsapevolmente e per disperazione, marito e moglie si fanno assumere come domestici proprio in casa del loro ignaro “aguzzino” e della sua attuale amante (la meno convincente Arcuri, al debutto con i fratelli cineasti dopo una lunga lontananza dal cinema).

Emerso l’inghippo, l’organizzazione di una rivalsa (complice l’amico Mattioli, alle prese con uno spassoso accento piemontese!) è inevitabile.

Solite approssimazioni nella progressione della trama, ma almeno niente volgarità.

Fra i comprimari Teco Celio, l’inatteso Lorenzo Balducci e la diva tv greca Antōniou.

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Max Marmotta