Video & Photo

1 videos

Trama

Pisa, 2001. Laureando in fisica presso la prestigiosa università Normale, David rimane irretito da Viola, che gli consegna un volantino per un’assemblea proprio il giorno del suo ultimo esame; in realtà l’aveva conosciuta fugacemente tre anni prima.

Il giovane salta l’appello, partecipa alla riunione e, per quanto rimanga in disparte, suggerisce il nome del centro sociale che i ragazzi vogliono occupare: Mompracem.

Per questo rimane inviso a Frankino, braccio destro del capogruppo Luca, con il quale invece lega. Mettendo un po’ da parte lo studio, con stupore del suo compagno di stanza benestante, Doveri, David si abitua nell’arco di un mese (occorrente a preparare la manifestazione di protesta per il G8) ai compagni di lotta: il turbolento Biri, l’interessante Vanna, il disordinato Cespu, finendo pure in questura; ma è sempre Viola, peraltro girl-friend di Luca, che lo attira.

Arriva il momento di partire per Genova… .

Recensione

Dopo alcuni dolorosi documentari, fra cui Carlo Giuliani, ragazzo e Genova senza risposte, ci arriva dall’insospettabile Lucio Pellegrini (E allora mambo!, Tandem), questa commedia (che doveva essere distribuita sei mesi fa) con i terribili fatti di Genova perlopiù sullo sfondo.

Un filmetto generazionale con bravi interpreti a testimoniare il disorientamento giovanile odierno (i visi di Bonvicini, cioè David, e dell’irriconoscibile Germano di Liberi, alias Doveri, rimangono nella memoria più degli altri, compreso quello angelico della Placido) che all’improvviso si trasforma in indignata ricostruzione dei maltrattamenti avvenuti nella caserma di Bolzaneto, per poi ritornare (intento impossibile e, per l’appunto, non riuscito) verso lidi più tranquilli e individuali, smorzando, oltretutto, i toni politici in un oggettivo (e a quel punto non convincente) sbando apartitico, una registrazione degli errori che si commettono sull’onda della rabbia.

La parentesi drammatica, tuttavia, è più utile e meglio riuscita del resto, dotata com’è di inaspettato coraggio.

Con tutto il rispetto per il personaggio, sembra comunque irrimediabilmente riduttivo mostrare la rinnovata consapevolezza di David, invisibilmente condizionato da un padre perbene e giunto al bivio decisionale dal quale si biforcano lavoro e lotta.

Maggiormente in linea con i quesiti sollevati, per quanto semplice, è piuttosto l’idea di inquadrare i protagonisti utopicamente uniti e sorridenti nella breve sequenza che inaugura i titoli di coda.

Max Marmotta