
Quando sei nato non puoi più nasconderti
- Marco Tullio Giordana
- Alessio Boni, Matteo Gadola, Michela Cescon, Rodolfo Corsato
- Amazon Prime, Da Riscoprire, Drammatico, Musicale, Sentimentale
- Italia
- 13 May 2005
Recensione
Lamerica è lontano (dall’altra parte della luna?), aggiornare il discorso sulle emigrazioni è necessario.
Ci prova, creando pure un ideale aggancio con il finale di Tornando a casa di Marra (che purtroppo nessuno ha visto), Giordana, sfruttando l’assunto, non nuovo ma mai abbastanza ribadito, che la speranza di un cambiamento concreto su pregiudizi e mancata integrazione degli stranieri è nelle mani delle giovanissime generazioni; i ragazzi in età scolare sono forse gli unici che, confrontandosi da pari a pari con i propri coetanei venuti da lontano, possono comprendere a fondo la tragedia che sta dietro a una fuga dal proprio Paese (e la scena in cui due anziane signore commentano sull’autobus la disavventura del protagonista ne è la riprova).
Per la verità, Sandro (il bravissimo esordiente Matteo Gadola) parte svantaggiato, poiché figlio di un industrialotto bresciano, Bruno (l’Alessio Boni lanciato dallo stesso regista ne La meglio gioventù), non cattivo o scansafatiche, di certo proiettato verso una vita gaudente e inserito in un ambiente alto-borghese solitamente insofferente; Lucia, la madre (Michela Cescon, Primo amore), manifesta una dimensione più umana, dovuta al vincolo profondo che la lega al suo bambino e che le fa percepire la sua improvvisa crescita.
Che è catalizzata, non l’abbiamo ancora detto, da una tragica fatalità, una caduta in mare notturna e inosservata durante una vacanza in barca in zona greca.
Sandro è tratto insperatamente in salvo da un battello scassato e pieno fino all’orlo di clandestini mitteleuropei, orientali, africani, diretti nella mitica Italia.
Quei giorni passati con loro lo scuotono; per evitare le sordide attenzioni degli scafisti, il nostro si finge abilmente curdo, anche grazie alla provvidenziale copertura dei rumeni Radu (Toma) e Alina (Hazan), fratello e sorella che il piccolo naufrago benestante pretenderà di aiutare una volta ricongiuntosi con i suoi sconsolati genitori.
Il finale è aperto, ma non c’è dubbio che l’impulso a sostenere, a soccorrere il prossimo non viene mai meno, perfino di fronte all’inganno o a scoperte atroci: l’urgenza, come ben sa l’autocritico padre Celso (Tidona), non scema, il resto si stabilisce dopo.
Ma il film ha un altro merito sotterraneo: l’armonioso, opportunamente taciuto insieme di etnie che compone l’azienda di Bruno e, soprattutto, la classe di Sandro.
Ecco l’esempio.