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Trama

India Rey è una ballerina dall’incredibile talento, purtroppo penalizzato, in parecchi provini, dal suo handicap: è muta, sebbene ci senta benissimo.

Ogni sabato sera, si esibisce nella discoteca Unicorno in velocissime gare ritmiche con i migliori dj di New York.

Le continue vittorie non stimolano sufficientemente il fratello-manager Jasper, in cerca di un ricco ingaggio.

Una grande opportunità, specie per Indy, la fornisce il giovane scienziato Isaac, inventore di un prototipo in grado di tradurre in suoni i movimenti del corpo.

Recensione

Sfruttando un’idea di Luc Besson (che anche produce), il suo ex-assistente Frédéric Garson (Il quinto elemento, Giovanna d’Arco) realizza una semplicissima favola, molto coreografica e musicalmente eterogenea, commentata dai brani, tra gli altri, dei Prodigy, Propellerheads, Basement Jaxx, Smoke City e persino Otis Redding.

Anche se il film difetta di particolari essenziali, parzialmente colmati dai notevoli virtuosismi del regista e dai numerosi intensi primi piani di Mia Frye (India), va riconosciuta la sua profonda onestà nel descrivere i sentimenti, disinnescando così pericolose bombe di retorica, che sono invece esplose in altri prodotti per teen-agers, spazzando via tutto quel che c’era di buono.

Discreto successo nell’estate parigina del 2000, decretato, guarda caso, dal pubblico giovane.

Sax Marmotta