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Recensione

Dopo Io non ho paura, Salvatores trova la sua nuova storia in un altro romanzo. Pubblicato dalla Colorado Noir, impegnata nella ricerca di soggetti per le produzioni della Colorado Film, il libro omonimo di Grazia Verasani ispira al regista partenopeo un dramma familiare d’autore, venato dal thriller.

Ambientata in una Bologna notturna e colma di misteri, la pellicola vede protagonista la brava Angela Baraldi nel ruolo dell’investigatrice privata Giorgia Contini.

La donna, single sui quaranta e grande bevitrice, manda avanti una piccola agenzia, ereditata dal padre capitano dei carabinieri (Burruano), con l’aiuto dell’assistente Lucio (Germano), il quale le presenta un suo docente del DAMS, il professore Berti (Alberti).

Lucio vorrebbe infatti fare uscire il suo capo dalla solitudine, ma Angela è perennemente tormentata dal suicidio della sorella Ada (Zanella), avvenuto sedici anni prima.

Quando un vecchio amico le spedisce alcune videocassette fatte da Ada poco prima di morire, l’investigatrice si mette in testa di riaprire il caso e chiede anche al commissario Bruni (Renzi) di fare qualche ricerca.

E senza rinunciare alla suspense tipica del genere, amplificata da diverse sequenze sotto i portici di Bologna, l’autore racconta la vicenda con una tecnica eterogenea e con un elegante gusto cinefilo, che passa dalle citazioni alle vere e proprie proiezioni di Ultimo tango a Parigi e M, Il mostro di Düsseldorf.

Faro nella tempesta per il morituro cinema italiano, Quo vadis, Baby? fornisce una ricetta per scongiurare l’inevitabile: una confezione esportabile, con scelte di tendenza ben precise, finalizzata a raccontare comunque le storie di casa nostra.

E se questo è il fine, ben venga allora che ancora una volta si ricorra al super 8 o alle riprese in soggettiva, per focalizzare il passato della protagonista, o al video, per le confessioni.

I caratteri riescono infatti a mantenere intatto il loro fascino letterario, permettendo il coerente sviluppo di questa storia di donne e del loro difficile rapporto con il padre, il quale ha il viso duro dell’ottimo Burruano, evidentemente opposto al viso comprensivo di Renzi.

Peccato che il personaggio di Lattice (Bebo Storti), un cliente della Contini, nonché deus ex machina del romanzo, sia sacrificato anzitempo.

Sax Marmotta