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Trama

Andrea e Bart sono due indolenti coinquilini vicini ai trenta in quel di Torino, che trascorrono le loro giornate filosofeggiando su cinema, donne, libri, calcio, coinvolgendo a volte l’amica italo-indiana Lucia.

Non hanno e forse non vogliono avere un obbiettivo, sebbene ogni tanto il primo si rechi a qualche colloquio di lavoro, senza troppe speranze.

La vita del giovane, però, è scossa improvvisamente dall’incontro con Dolores, aspirante attrice.

Recensione

Traendo il titolo da una canzone dei Mano Negra (che si ascolta durante i titoli di testa, mentre scorrono le immagini di alcuni fra i più bei gol del “Pibe de Oro”), l’esordiente Marco Ponti traccia una mappa mica male delle disillusioni dell’ex Generazione X, ibridata tra ideali e consumismo, cosciente dell’inaccettabile ma affatto disposta a rimboccarsi le maniche.

La coppia di bravissimi protagonisti, che strizza l’occhio a Spencer/Hill più che ai modelli americani, si perde in chiacchiere consapevolmente vacue (che vanno dal ballo alla Juve), osservazioni poetiche, scherzi complici ai “matusa”, persino furti (non sempre piccoli) per avversare la noia e l’universo di superficialità da cui si sente crudelmente circondata.

Per quanto l’onda emozionale che il film trasmette ai coetanei di Accorsi e De Rienzo (giustamente in via di affermazione dopo A mia sorella!) non sia duratura, la commedia ha dei numeri, anche grazie alla presenza marginale ma non sempre banalizzata di caratteri femminili non meno problematici (e la Caprioli, utilizzata meglio che in Vajont, è pure stupenda).

Dato che si predica l’importanza dei credits, non poteva mancare qualche (non indispensabile) battuta lungo i titoli di coda.

Curiosa l’apparizione di Vacis.

Max Marmotta