Trama

Dodici brevi filmati muti a soggetto (con didascalie, spesso ribalde, in francese o anche in inglese e accompagnamento musicale stilizzato di Éric Le Guen), che testimoniano la nascita della pornografia al cinema, girati clandestinamente da anonimi registi con prostitute d’inizio secolo e proiettati nelle sale d’attesa dei bordelli.

Si tratta, anche se le date sono incerte, de La parrucchiera (1905), La sartoria Faiminette (1921), L’abate Bitt in convento (1925), La sculacciata a scuola (1925), Il moschettiere al ristorante (1920), La guardona (1924), Madame Butterfly (1925), Il sollevamento di Agenore (1925), Compiti per le vacanze (1920), L’ora del tè (1925), Massaggi (1930) e del cartone animato Il tesoro sepolto (1925).

Recensione

Dato che le prime raffigurazioni spinte risalgono a millenni fa, ciò che è filologicamente interessante nel lavoro, ideato con Sébasien Marnier, di Reilhac (un furbacchione, ben salutato a Cannes, che ha trovato il modo di sdoganare il porno, per quanto d’epoca, nei circuiti d’essai), montato grazie a Olivier Lupczynsky, è la fantasia ovviamente scabrosa che caratterizza gli espliciti cortometraggi: spogliarelli (nello spezzone introduttivo, il più antico), amori lesbici, sodomia, onanismo, sesso orale, orge in costumi d’epoca, coinvolgimento di suore, partecipazione di animali, cure antenate del Viagra… Insomma, volgarità a più non posso per soddisfare la natura voyeuristica della neonata settima arte.

E con interpreti tutt’altro che attraenti, anzi flaccidi, sgraziati (tranne forse nel brano più “recente”, preludio a una scelta più accurata delle attrici?) e visibilmente disagiati.

L’episodio più divertente, escludendo il sorriso che strappa il (finto) vecchietto Agenore alle prese con lo scollamento dei baffi posticci, è senz’altro l’ultimo, con il superdotato protagonista Harton Semprepronto animato in stile Felix the Cat; invece il più pretestuoso è l’ardito Compiti per le vacanze.

Recuperi ancor più beffardi, se si pensa ai capolavori le cui pellicole sono perdute per sempre… Il titolo originale suona grosso modo “monelli e capriole”.

Max Marmotta