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Recensione

Da Sapore di mare a L’estate sta finendo, da Dillo con parole mie a Che ne sarà di noi a L’estate del mio primo bacio, passando attraverso le varie (e più ricercate) “estati” di Davide, di mio fratello, di Martino, di Giacomo, il cinema italiano ha spesso sfruttato la bella stagione per raccontarci di adolescenze sorridenti o pensose, di processi di crescita differentemente traumatizzanti, di romanticismi baciati o distrutti dal solleone.

Duccio Chiarini debutta nel lungo fornendoci dunque la propria sfumatura e facendo clamorosamente centro.

Perché il diciassettenne protagonista pisano (il dinoccolato Matteo Creatini, una versione aggiornata del Gabbriellini caro a Virzì) non solo soffre per amore (gli piace l’emancipata vicina di villino che ha il volto di Francesca Agostini), ma anche fisicamente, essendo afflitto in segreto – se ne vergogna molto – da una fimosi che gli restringe il pene e gli rende complicato perfino l’autoerotismo.

Una figura buffa e triste che esplicita le angosce (vissute da tutti) dell’imminente passaggio alla maturità ed è costretta a trovare il suo modus per trarsi d’impaccio.

Manifesto, trailer e altre fonti riportano un sottotitolo colto ma appiccicato: I dolori del giovane Edo.

Max Marmotta