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Trama

Graham Hess è un ex-ministro di Dio che ha perso la fede in seguito alla tragica scomparsa della moglie.

La placida esistenza che conduce nella sua fattoria in Pennsylvania, in compagnia dei piccoli figli Morgan e Bo e del fratello minore Merrill, viene turbata da un incredibile evento.

Un crop circle, immenso disegno geometrico regolare, è stato tracciato nottetempo sul suo campo di granturco.

Il moltiplicarsi di questi fenomeni su tutto il pianeta allarma la popolazione, lasciando addirittura presagire l’imminente sbarco di extraterrestri.

Graham cerca di mantenere la tranquillità in famiglia, pur non riuscendo a spiegare l’origine stessa del segno.

Recensione

Caratterizzato da una struttura più elementare rispetto a quelle di The Sixth Sense o Unbreakable, Signs conserva quell’ormai inconfondibile gusto di Shyamalan per la narrazione ricca di piccoli particolari che indaga a fondo sui caratteri, pur rivelando una costante incoerenza con gli eventi principali.

Uno stile che funziona solo nelle sue miracolose mani, responsabili, in questo caso, di una direzione essenziale impreziosita dall’asciutta fotografia di Tak Fujimoto e da un gioco a nascondino nelle sequenze di maggiore tensione.

L’aspetto però più evidente è la forte spiritualità della pellicola, derivante dalle eterogenee influenze religiose dell’autore, nonché la sua collocazione in un semplice contesto rurale adeguatamente descritto.

Già tormentata dai propri fantasmi, chiamata a una nuova incomprensibile prova e destinata ad accettare la sua sorte, la famiglia Hess segue un personale percorso di crescita senza curarsi del resto del mondo, anche quando lo scosso pater familias lascia libero accesso alle notizie televisive.

Alla luce di questa lettura, la scelta finale di Graham (il bravo Mel Gibson) ricalca gli intenti di uno Shyamalan che, riservandosi sullo schermo il piccolo ingrato ruolo di Ray Reddy, si diverte a impersonare dietro la mdp il regista-oracolo costellando l’intera opera di numerosi “segni”, per i suoi personaggi e per gli spettatori stessi.

Sax Marmotta