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Recensione

Quotato autore di fumetti (Batman, Daredevil, Elektra), Frank Miller, memore delle sue esperienze negative come sceneggiatore (Robocop 2 e 3), aveva deciso di non vendere mai i diritti delle proprie opere.

Gli ha fatto cambiare idea Robert Rodriguez, realizzando un corto dalla storia breve “The Customer is Always Right”, interpretato da Josh Hartnett e Marley Shelton, con la promessa che, se avesse incontrato i gusti di Miller, avrebbe aperto un film tratto dalla serie di culto “Sin City”.

Le moderne tecniche digitali, anche nel campo della fotografia, l’entusiasmo del regista messicano, suo grande ammiratore, e la possibilità di codirigere la pellicola non potevano non tentarlo.

Soprattutto se si prende in considerazione l’ultimo decennio: un periodo d’oro per il genere pulp grazie all’inaspettato successo di Quentin Tarantino, il quale –guarda caso– partecipa al progetto Sin City firmando una singola sequenza.

Tratta dai tre romanzi a fumetti “The Hard Good-Bye”, “The Big Fat Kill” e “That Yellow Bastard”, l’opera, dopo l’accennata introduzione, si concentra sul poliziotto Hartigan (Bruce Willis), il quale è sulle tracce di Roark Junior (Nick Stahl), figlio di un senatore di Basin City, nonché pedofilo assassino.

La sua storia si intreccerà con quella di Marv (Mickey Rourke), un killer indistruttibile il quale vuole vendicare la morte di Goldie (Jaime King), l’unica donna che gli abbia dato un po’ d’amore nonostante il suo ripugnante aspetto, e con quella di Dwight (Clive Owen), alle prese con il brutale Jackie Boy (Benicio Del Toro), il quale minaccia la sua nuova fidanzata Shellie (Brittany Murphy) e la sua vecchia fiamma Gail (Rosario Dawson).

Il tutto accomunato dalla medesima location, una città cupa e violenta (fino allo splatter) creata al computer, e dall’intento di trasporre fedelmente lo stile grafico di Miller su celluloide: l’effetto china che impone il bianco e nero con pochi altri colori dominanti, un po’ come in Pleasantville.

Mentre il corpo del film ha tutta l’aria del riverente tributo a un genere che tanto ha dato proprio a Rodriguez e Tarantino.

I cliché –anche ironici– sono infatti quelli che loro per primi hanno riciclato per il cinema, ma ora propinati in una confezione inedita.

Due i seguiti già annunciati, per il 2007 e il 2008.

Sax Marmotta