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Trama

La scrittrice inglese di gialli Sarah Morton è in crisi di idee. Il personaggio di successo che ha creato ingabbia le sue aspirazioni. Il suo editore, John Bosload, le fa una proposta: trasferirsi per qualche tempo nella sua villa in Provenza, dotata di piscina, per ritrovare l’ispirazione e partorire qualcosa di nuovo.

La scontrosa Sarah accetta e parte. Proprio quando si sta abituando alla quiete del luogo, dove l’ha condotta l’anziano factotum Marcel, arriva Julie, figlia francese di John, con la quale si instaura sin da subito un rapporto di antipatia.

La ragazza, sinuosa e disinibita, la disturberebbe anche con la sua sola presenza; il fatto è che non si pone alcun problema a sedurre uomini sempre diversi e a portarli in casa.

Con uno di essi, Franck, già conosciuto da Sarah in quanto cameriere in un pub, Julie si spinge oltre… .

Recensione

François Ozon torna a girare con Charlotte Rampling (Sotto la sabbia) e Ludivine Sagnier (Gocce d’acqua su pietre roventi e 8 donne e un mistero).

La miscela tra attrici dai trascorsi così diversi funziona a dovere, anche perché rappresentano due facce della stessa medaglia, il presente e il passato, il grigiore e la vitalità.

Infatti, Sarah, nonostante tutto, ritrova la sua vena dopo l’incontro con Julie, le cui “imprese” fungono da dilagante stimolo creativo.

Il film non è tutto qui, le tinte giallo-nere conducono ad un finale preciso e ribaltante, ma basterebbero le atmosfere sapientemente evocate dal regista, che nei suoi lavori precedenti ci ha già abituati a climi torbidi, a renderlo appetibile e a sottolineare che Julie non simboleggia semplicemente l’ispirazione: è l’ispirazione.

Ed è pure la gioventù perduta. Emerge, a livello di tematica, perfino il voyeurismo, però è più interessante il confronto, anzi la rivalità tra due aspetti della stessa persona, due parti di sé in contrasto e pronte alla lotta senza esclusione di colpi.

Non un’opera trascendentale, ad ogni modo ben più suggestiva di tante in circolazione. Come sempre, il doppiaggio decide di non distinguere i dialoghi in inglese da quelli in francese (e in un contesto duale è ulteriormente grave!).

Max Marmotta