
The Medallion
- Gordon Chan
- Claire Forlani, Jackie Chan, Julian Sands, Lee Evans
- Azione, Commedia, Fantasy, Thriller
- Hong Kong, Stati Uniti
- 15 August 2003
Trama
L’ispettore della polizia di Hong Kong Eddie Yang è sulle tracce del criminale Snakehead. Quando il sospetto viene identificato in compagnia del losco Giscard, il massiccio intervento di una squadra dell’Interpol comandata dal goffo Arthur Watson non basta a catturarlo: il malvagio fugge.
Egli aspira ad entrare in possesso di un magico medaglione che dona l’invulnerabilità, e allo scopo vuole rapire il piccolo monaco Jai, detentore dei segreti del mitico oggetto.
Due settimane dopo, dall’Irlanda Snakehead ordisce nuovamente il sequestro del bambino attraverso un complice, Lester Wong.
Yang e Watson (sposato con l’affascinante Charlotte) non vanno molto d’accordo, ma si ritrovano giocoforza sul posto agli ordini del superiore Hammerstock-Smythe.
Partecipa alle loro azioni la collega Nicole James, in precedenza fidanzata di Eddie. Gli agenti intercettano il ragazzino, però Yang annega durante l’operazione. Allora Jai, con il suo monile fatato… .
Recensione
L’attore-produttore Jackie Chan, sempre più aiutato dagli effetti speciali nelle sue spericolate acrobazie senza controfigura (sono i sovrumani personaggi che incarna ultimamente a richiedere un intervento digitale), è da sempre garanzia di spasso: nei suoi film, rigorosamente d’intrattenimento, i corpo a corpo (per l’occasione coreografati dall’amico di vecchia data Sammo Hung), non stancano quasi mai.
Purtroppo capita, ed è questo il caso, che la sceneggiatura risulti squilibrata, risibile, inconsistente, e che il prodotto in questione sia –più del solito– facilmente dimenticabile.
E ciò nonostante il simpatico Jackie goda di buona compagnia: Forlani (Nicole) è scialba e imbruttita, il comico Evans (Watson) diverte più nei momenti d’azione che nelle pagliacciate (nelle quali dovrebbe essere decisamente più quotato), e dispiace ritrovare Julian Sands (Snakehead), un tempo star di prima grandezza, ridotto ad allungare le fila dei maligni cinematografici apparentemente indistruttibili e in realtà battibili con una sola, oculata mossa.
Peccato, perché l’ironia improvvisa di certe scene (vedi quella che rivela la grinta di Charlotte) ricorda più il fertile cinema d’azione orientale che gli stereotipati polizieschi statunitensi.
Come si può notare nella consueta (e stavolta un po’ monotona) sequenza dei titoli di coda che raccoglie alcuni ciak scartati (lo impone la tradizione delle pellicole interpretate da Chan), durante la lavorazione il lungometraggio si chiamava Highbinders.