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Trama

Sicilia, 1857. Il capitano borbonico Loyola sta per celebrare le sue nozze con la giovane Angelica quando nella chiesa irrompe Grifone, un brigante a cavallo che rapisce la donna e ferisce l’ufficiale.

Tre anni dopo Garibaldi è alle porte dell’isola, e il disilluso militare sta per fare ritorno in Francia, quando gli viene affidata una missione: scortare un prigioniero da Palermo a Messina, dove costui verrà imbarcato e giustiziato, lontano dagli sguardi della gente che ne farebbe un martire.

Si tratta proprio di Grifone, ed è per questo che Loyola, desideroso di conoscere il destino di Angelica, accetta.

Accompagnati dal fedele sergente Uzeda, pieno di esperienza, i rivali in amore compiono un viaggio punteggiato da disordini popolari e climi di grande cambiamento.

Recensione

A Conversi è finita peggio che a Virzì: ha girato questo sbrigativo film in costume addirittura nel 1999 (con l’epico titolo C’era una volta in Sicilia) per vederselo distribuito quattro anni dopo, in piena estate.

È questo il suo vero esordio, dunque, non l’inferiore Malefemmene (2001). Per dirla tutta, neanche quest’opera desta entusiasmo: a tratti bozzettistica, snocciola dialoghi più adatti a uno sceneggiato del passato (scritti dallo stesso regista con il collega Claver Salizzato, il quale ha collaborato al copione con un terzo, dimenticato autore, Vito Zagarrio), ed è minacciata insistentemente da un’evitabile monocromia.

Il vero motivo per andarla a vedere è la professionalmente contenuta intensità di Stéphane Freiss (Loyola) e soprattutto di Michele Placido (Uzeda), interessante personaggio secondario.

I due devono darsi da fare non poco per controbilanciare non tanto il tenebroso Crespi (Grifone), piuttosto tarato per il suo ruolo, quanto l’incolore Guaccero (Angelica).

Le riprese sono state effettuate nel ragusano, a Vittoria e Scicli, e a Marzamemi (SR).

Max Marmotta