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Trama

Ohio, Stati Uniti. Robert Wakefield viene nominato nuovo responsabile assoluto, per gli USA, della lotta alla droga. Dei suoi progressi dovrà risponderne direttamente al presidente, ma ben presto si rende conto di avere problemi analoghi tra le mura domestiche.

San Diego, Stati Uniti. La coppia di poliziotti, Castro e Gordon, sorveglia da tempo Carlos Ayala, apparentemente onesto uomo d’affari.

Dopo avere estorto una confessione a Eduardo Ruiz, dipendente di Ayala, i due sbirri si buttano sul pesce grosso e lo arrestano.

Tijuana, Messico. Il poliziotto Javier Rodríguez Rodríguez e il suo compagno Manolo Sánchez cercano di mandare avanti il loro lavoro, senza pestare i piedi ai signori del narcotraffico.

Con un colpo di fortuna, i due riescono a intercettare un grosso carico. Il generale Salazar, responsabile della lotta alla droga per il governo messicano, glielo confisca e li “costringe” a lavorare per lui, con l’intenzione di sbaragliare almeno uno dei due cartelli di Tijuana.

Recensione

Diverse storie parallele, tutte caratterizzate da un montaggio frammentario di immagini e sonoro, ambientate in luoghi diversi, ognuna con la sua fotografia curata dallo stesso regista.

Ogni vicenda racconta un diverso livello di guerra agli stupefacenti. Quello politico-burocratico vede protagonista Michael Douglas che pur non conoscendo, da procuratore, la realtà avversa, la conoscerà presto da padre.

Gordon e Castro fronteggiano la polvere bianca in prima fila, e rappresentano l’anima poliziesca dell’opera: azione, intrighi, soffiate e lo scontro con la lady del narcotraffico Helena Ayala, la cui dolcezza materna entra in contrasto con la determinazione e la ferocia dettate dal desiderio di recuperare l’antico tenore di vita.

Javier, messicano esperto della realtà del suo Paese, preferisce usare le armi della diplomazia e del silenzio.

Sembra un disilluso, ma in realtà nutre una grande speranza nel futuro. Soderbergh sottolinea l’inefficacia di battaglie di questo tipo: i personaggi che riescono ad ottenere qualcosa sono motivati da un profondo spirito di vendetta, ma niente altro.

Benicio Del Toro attraversa tutta l’opera con poche battute regalandoci una prova recitativa eccezionale, se si considerano anche i grossi nomi con cui doveva confrontarsi, tutti comunque all’altezza.

Sax Marmotta