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Trama

Giocatore incallito, ladro, truffatore ed eroinomane, Bob Montagnet, americano emigrato sulla Costa Azzurra, punta tutto sull’organizzazione di un colpo al casinò Riviera di Montecarlo.

L’idea sarebbe quella di trafugare, attraverso un accurato depistaggio, i preziosi dipinti custoditi nel caveau del luogo, sostituiti nelle sale da copie dignitose.

Bob, che ha occhio per l’arte, si disintossica alla faccia del suo pusher abituale Saïd e congegna il piano con l’amico Raoul, il primo ad avere fiutato l’“affare”, e diversi altri soci, fra i quali il fedele Paulo, il transessuale Philippa e il mago dei sistemi d’allarme Vladimir.

Il simpatico furfante trova anche il tempo di strappare la giovanissima prostituta russa Anne dalle grinfie del suo protettore Rémi.

Durante i suoi spostamenti, Bob è inoltre tallonato dal poliziotto Roger, più che un avversario, un amico che cerca di dissuaderlo dal progettare malefatte.

Recensione

Una sequenza ogni tre (circa) si conclude con uno stop di 12 fotogrammi; un curioso effetto psichedelico che, unito ad altre stravaganze (la lingua impiegata, i dialoghi eccessivamente ritmati, forse più idonei ad un’odierna pellicola a stelle e strisce, benché gli USA non figurino nella produzione), sembrerebbe stonare con il tono affettuosamente classico del film.

E invece no: rielaborando con estrema attenzione l’opera di Jean-Pierre Melville del 1955 e la parabola del “buon ladrone” (che poi è il titolo originale), Jordan dirige con eleganza “sporca” un noir dove spopolano i rovesciamenti delle situazioni e le mosse calcolate, e dove gli attori sono in particolare stato di grazia: anzitutto, un fantastico Nick Nolte (doppiato con professionalità da Oreste Rizzini), indomito perdente dotato di rara intelligenza; quindi, il losco Darmon, l’ingegnoso Kusturica e il premuroso Karyo, in una delle sue migliori interpretazioni, senza dimenticare il pericoloso ricettatore Tony Angel impersonato in appena un paio di scene da un Ralph Fiennes non accreditato.

Insomma, un valido lungometraggio (con lo stesso titolo italiano di Romeo Is Bleeding, di Peter Medak) che manca di un soffio il punteggio pieno.

Max Marmotta