Recensione

Siamo abituati, per quel che concerne l’animazione digitale, ad occuparci delle mega-produzioni, ormai lontane dai primi sperimentalismi, di Disney, Dreamworks, Fox, ecc. Per una volta vogliamo soffermarci sulla sempre più fiorente industria europea, la quale, a parte qualche eccezione (il britannico Valiant o l’italiano L’apetta Giulia e la signora Vita, o ancora il recente quasi-kolossal tedesco – parlato in inglese – Gaya), sembra avere solide radici in Spagna.

Da lì provengono, infatti, Ángel de la Cruz e Manolo Gómez, già responsabili, cinque anni fa, de La foresta magica e ora a capo di quest’altro ambizioso progetto.

Diciamo subito che i progressi tecnici, riguardanti fluidità dei movimenti e caratterizzazione dei personaggi, si notano, ma che purtroppo, ancora una volta, non ci si può pronunciare con altrettanta soddisfazione sulla sceneggiatura, peraltro basata sul saccheggiato Sogno di un notte di mezza estate di Shakespeare, nella cui più recente versione cinematografica (1999) figurava Michelle Pfeiffer nei panni della fata Titania, qui evidentemente modellata su di lei.

Malgrado la furba citazione del precedente lungometraggio dei registi e qualche omaggio ben assestato (Il signore degli anelli, Charlie’s Angels), in una ventina di minuti ci si accorge che i tentativi di divertire il pubblico (non importa se di giovanissimi) falliscono, a volte disastrosamente, e che la trama (con la volitiva principessa di Oniria, Elena, in compagnia del pasticcione Lisandro, innamorato di lei, e dell’infido banchiere Demetrio alla ricerca, nell’unico giorno di possibile congiunzione di due universi, il solstizio, del mondo incantato che donò la creatività al padre Teseo, inventore utopista adesso caduto in depressione) lascia a desiderare in quanto a consequenzialità.

L’idea (non approfondita) della simbiosi tra umani ed esseri incantati è carina ma insufficiente a reggere da sola.

Nella versione italiana si segnala un valore aggiunto (?): Anna Maria Barbera doppia l’obesa Mostarda (una specie di insettone) con l’accento di Sconsy, ma è incredibilmente sua pure la voce spezzata dal dolore di Titania.

Max Marmotta