Video & Photo

1 videos

Recensione

Il regista Timur Bekmambetov, affermatosi in Russia con l’interessante dittico fantasy de I guardiani e sbarcato in pompa magna a Hollywood (Wanted – Scegli il tuo destino, La leggenda del cacciatore di vampiri, il remake di Ben-Hur), da produttore sta imponendo un nuovo genere (o quasi: qualcuno ricorda il belga Thomas in Love?), imperniato non tanto sulla soggettiva (Hardcore!), quanto sulla visione attraverso lo schermo d’un laptop, già denominato computer screen film.

Il ricordo del teso Searching è fresco, ma è stato il primo (avulso) capitolo di Unfriended (2014) ad aprir le danze.

Se là irrompeva l’elemento soprannaturale, stavolta, durante la serena videochat d’un gruppo d’amici funestata dall’intrusione d’una setta di sadici assassini (problema causato dal fatto che Matias, alias Colin Woodell, s’è incautamente appropriato dun pc rimasto a lungo incustodito), l’atmosfera horror assume una più sinistra concretezza.

Certo, dei dettagli del plot son poco credibili (soprattutto l’efficienza millimetrica dei persecutori), però i motivi per restare incollati alla poltrona non mancano.

C’è poi l’ammirazione/condanna nei confronti dei prodigi telematici, che offrono infinite possibilità e comportano altrettanti risvolti oscuri (sul tema esistono Disconnect, Infernet, Youtopia).

Una post-produzione probabilmente rapida presuppone una preparazione minuziosa, e pure qui l’opera d’adattamento (orale e scritto) è grandiosa.

.

Max Marmotta