
Uomini & donne, amori & bugie
- Eleonora Giorgi
- Chiara Mastalli, Ornella Muti, Paolo Giommarelli, Shasa Vitale
- Drammatico
- Italia
- 3 October 2003
Trama
Roma, anni ’60. Anna è l’indaffarata moglie del mercante d’arte Giovanni. Quando l’arcigno consorte è al lavoro, a lei tocca badare alla casa e ai cinque figli: Vittorio, Nina, Veronica, Marco e Francesco.
La secondogenita, in particolare, si mostra più sensibile ai problemi di incompatibilità dei genitori.
Ha una cotta per Fabrizio, amico del fratello maggiore, ma è Emanuele il suo primo ragazzo. Tra un rimbrotto dei nonni e la vivacità dei numerosi cani presenti in casa, gli anni passano. E due personaggi insospettabili, Giulio Sorbati, socio del padre, e Matilde Scipione, collega dello stesso, avranno il loro peso sulle sorti della famiglia.
Recensione
È un album dei ricordi, come suggerisce senza mezzi termini l’immagine iniziale, da sfogliare con il commento dell’esordiente regista Eleonora Giorgi (attrice assente dal grande schermo da parecchio tempo), che ha immesso visibilmente molti elementi autobiografici in questa storia al femminile, trasformata in pellicola grazie all’insostituibile apporto degli ex-compagni Massimo Ciavarro (produttore), Andrea De Carlo (sì, proprio lo scrittore, eccezionalmente in veste di compositore) e della volenterosa Muti, sua complice di vecchia data (recitarono entrambe giovanissime nello scabroso Appassionata), che per l’occasione ha accettato un cachet più ridotto del solito e ha evitato coraggiosamente di truccarsi (benché non ne abbia bisogno) in più di una sequenza.
Un’operazione da salutare con simpatia ma con relativo plauso, poiché la “carrellata fotografica” che costituisce l’ossatura del film necessiterebbe di basi ben più solide.
D’accordo, si mette a fuoco l’emancipazione dei costumi e della donna in atto in quegli anni, però non è certo un’idea nuova… Il lungometraggio è diviso, quasi tagliato in due tempi: il primo racconta l’inizio dei Sessanta, il secondo (con cinque nuovi interpreti per i figli) la fine.
I caratteristi non sono tutti dello stesso livello e qualche dialogo fa cilecca; peraltro, il teatrale Paolo Giommarelli (Giovanni), comprendendo ciò che richiedeva il suo ruolo, si rende benissimo odioso alla famiglia e allo spettatore.
Il titolo di lavorazione, più grazioso, era Uomini, donne, bambini e cani.