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Recensione

D’accordo, assomiglia vergognosamente a un’infinità di film, Psyco in testa (o anche, per citare un tipo ben diverso di thriller, al francese Luci nella notte!), tuttavia non si può negare che l’ungherese Nimród Antal, la cui carriera in patria è culminata nel suo primo lungometraggio Kontroll, edito pure da noi, ci sappia fare.

Titoli di testa e coda semplici e diretti, capaci già di fissare l’atmosfera, due interpreti azzeccati (la Beckinsale, già si sa, è valida oltre che bellissima, mentre il meno abile Wilson ha il fisico più adatto al suo ruolo che si potesse immaginare) più un “cattivo” viscido da antologia (un ritrovato, dimagrito e pressoché irriconoscibile Frank Whaley), un copione che non riserva sorprese (anzi, c’è perfino qualche indulgenza di troppo) ma che sa distribuire parsimoniosamente i propri sviluppi (specie nei dialoghi), pochissimi elementi gestiti al meglio, sapiente utilizzo dei clichés, coerenza (finanche stilistica), secchezza, brevità.

La trama vede David e Amy, coppia in procinto di separarsi dopo aver vissuto una terribile tragedia, perduti in auto fra strade provinciali non illuminate e costretti, a causa di un guasto, a sostare presso uno squallido motel, sporco e isolato.

Quindi la scoperta di alcune videocassette, imprudentemente (o volutamente?) disponibili all’interno della stanza, contenenti agghiaccianti snuff movies (con veri efferati delitti, come insegnano 52 gioca o muori e 8MM) e il disperato tentativo di fuga da parte dei due sfortunati.

Il tema alquanto classico dell’(ossessione di) osservare e dell’essere osservati (paranoia in questo caso di stampo claustrofobico), componenti deviate della psiche umana (che si concretizzano oggi nei reality shows), è una vibrante sottotraccia, esaltata dalle musiche di Paul Haslinger e dal montaggio di Armen Minasian.

Max Marmotta