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Trama

La coppia non sposata (e abitante in periferia) formata dal cupo scrittore Leo, a corto di ispirazione e angariato dalle esigenze “commerciali” del suo editore, e dall’aspirante gallerista Marta, nevrotica e bisognosa d’affetto, fa la conoscenza dei suoi nuovi, trasgressivi vicini: la traduttrice Anna e il greco benestante Gustavo, più vecchio di lei e, nonostante il matrimonio, palesemente incline alla scappatella.

Tra le due donne nasce lentamente un rapporto d’amicizia, che è minato dall’attrazione che la premurosa Anna sente nei confronti dell’autodistruttivo Leo.

Recensione

Recitazione farfugliata, a consapevole rischio di rendere incomprensibili alcune battute, luci che comunicano in pieno la freddezza della stagione e dei sentimenti dei personaggi (abbigliati “ripetitivamente”), pessimismo cosmico (ereditato da Bergman?) riguardante le unioni tra due persone e non solo: la giovane napoletana Nina di Majo, dopo il cantilenante Autunno, cambia stile narrativo e ci dimostra, supportata da eccellenti attori (anche se la Bruni Tedeschi riprende i tic di prove precedenti), quanto vale il suo mestiere.

L’immobilità emotiva della vicenda è vivacizzata dalle invenzioni della macchina da presa, dal montaggio a volte spezzato (senza modificare l’inquadratura), dalle voci off, mentre la sceneggiatura, scritta dalla stessa autrice, demarca finemente i caratteri e si tuffa nella quotidianità portata all’estremo, allo squallore dall’incomunicabilità e dalle bugie denunciate come inevitabili sin dall’inizio (teoria rimarcata dall’accurata sequenza della cena).

Certo, non si esce allegri dal cinema; ma la regista, affine per tematiche a Giovanni Davide Maderna (Questo è il giardino), si fa decisamente notare.

Max Marmotta