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Trama

Severa e puntigliosa, Erika è un’insegnante di pianoforte non più giovanissima che lavora al conservatorio.

Vive con l’ossessiva madre e, in apparenza, non nutre altri interessi a parte la musica. La nota Walter, poco più d’un ragazzo, studente d’ingegneria che si dimostra disposto a tutto pur di avvicinarla.

Rinunciando alla sua carriera universitaria, sostiene persino l’esame per entrare nella classe della donna, che respinge freddamente la sua corte.

Recensione

Il regista austriaco Michael Haneke continua il suo impietoso percorso cinematografico. Un’altra opera pessimistica, dunque, e abbastanza scabrosa da dividere critica e pubblico. L’autore non fornisce spiegazioni né fa la morale, si limita a seguire l’integerrima e rispettata professoressa nella sua quotidiana discesa agli inferi; sta allo spettatore ipotizzarne le cause.

Walter, dipinto senza attenuare i toni, è quasi un “degno avversario”, una persona tenace e perciò candidata a soddisfare i desideri più reconditi di Erika.

Un’opera crudele che lascia il segno (e in qualche sequenza impressiona), non per tutti, che sin nei titoli di testa silenzia all’improvviso le sonate per ricordare che qualsiasi armonia esistenziale può essere interrotta bruscamente.

Gran Premio della Giuria a Cannes, dove sono stati insigniti per le loro interpretazioni pure l’inarrivabile Huppert e l’aderente Magimel; ma mamma Girardot, dolente e colpevole, non va dimenticata.

Max Marmotta