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Trama

452 d.C. L’Impero Romano deve difendere i suoi confini dalle popolazioni barbare. In Britannia, minacciata a nord dai Sassoni di Cerdic e a sud dai Woad capeggiati da Merlino (condottiero con fama di mago), le uniche forze alleate sono costituite da un manipolo di cavalieri Sarmati, originari del nord-est Europa.

Fedele a Roma e alla religione cristiana, il capitano Artorius Castus guida in battaglia da quindici anni i prodi Lancillotto, Tristano, Gawain, Galahad, Bors e Dagonet, in attesa dell’imminente congedo.

Invece il vescovo Germanius assegna loro un’ultima rischiosa missione: lasciare il Vallo Adriano e penetrare nei territori dove imperversano i nemici, per trarre in salvo il romano Marcus Honorius e la sua famiglia.

Recensione

Dopo l’accattivante Training Day, un mezzo passo falso per il valido Antoine Fuqua. Un film che si ripropone una lettura storico-avventurosa della figura mitica di Re Artù, costruendo un personaggio in bilico tra la marziale romanità, ormai aperta alla nuova religione monoteista, e la cultura cosiddetta pagana dei Britanni.

E, per quanto le leggende e la storia possano già farci intuire quale scelta opererà il futuro sovrano, bisogna riscontrare innanzitutto una scadente qualità dei dialoghi, più adatti a un action movie ambientato ai giorni nostri (soprattutto le battute di Ginevra/Keira Knightley) e solo talvolta salvati dal carisma di Clive Owen (Artorius, già co-protagonista di Amore senza confini) e dall’esperienza di Stellan Skarsgård (Cerdic) o Ivano Marescotti (Germanius).

Almeno, per quanto riguarda le pregevoli sequenze di battaglia, il regista preferisce tenersi lontano dai modelli coniati dalla saga di Peter Jackson e rifarsi semmai alla tradizione con la “T” maiuscola, tramite un avvincente scontro su un lago ghiacciato e dedicando diverse inquadrature a nugoli di frecce che solcano il cielo.

Sax Marmotta