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Trama

Nel Giappone del 1865, prossimo a una svolta epocale a sfavore dei samurai, opera la milizia Shinsen-gumi affiliata agli Shogun, contrari alle idee rivoluzionarie e decisi a mantenere il potere.

Fra gli addestrati si fanno strada il femmineo Kano, figlio di un ricco mercante ma capace di combattere valorosamente, e Tashiro, dallo spirito grezzo che testimonia origini ben più umili.

Sotto gli occhi del tenente Hijikata, che presiede le selezioni insieme al capo Kondo, attorno al giovane Kano si scatenano invidie e desideri.

Recensione

Non bisogna scambiare il rigore e l’essenzialità ritrovati di Oshima, tornato alla regia dopo quattordici anni e una semiparalisi, per arte pura.

Infatti, è necessario tener conto che non tutto il pubblico apprezza cadenze così lente da ingenerare, unite alle lontananze culturali e temporali, persino qualche perplessità sulla trama.

Detto ciò, al film va però riconosciuta una rara coerenza stilistica, fatta di rimandi, allegorie tutt’altro che incomprensibili e feroci critiche al Giappone contemporaneo.

Il protagonista Ryuhei Matsuda è un elemento catalizzatore di un clima di crudeltà e sospetto osservato dal narratore non-onnisciente Beat Takeshi, una presenza forte e meno impassibile del solito.

Le musiche a metà tra lo sperimentale e il solenne composte da Ryuichi Sakamoto (già attore per Oshima in Furyo) valgono da sole la visione.

Max Marmotta