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Trama

In una libreria genovese sboccia l’incerto amore tra la titolare Agata e l’affezionatissimo cliente (più giovane) Nico.

La donna, spesso confidente della dipendente Maria Libera, tende a non impegnarsi. Suo fratello Gustavo, sposato con la psicologa televisiva Ines e padre di un bambino, fa l’architetto e va spesso all’estero per lavoro.

Gli arriva una notizia sconvolgente: concepito al di fuori del matrimonio, appena nato fu venduto a quella che credeva essere la sua famiglia.

A portargliela è il consanguineo Romeo, partorito dalla stessa madre, ora morente. Scettico, Gustavo raggiunge Cicognara, in Romagna, per conoscere i suoi veri parenti. Romeo, rappresentante di abiti sgargianti, è marito di Daria, paraplegica a causa di un brutto incidente, mentre della genitrice non è rimasta che la fedele gallina Bianchina.

Stanco del tran-tran quotidiano, il professionista, nonostante i solleciti della solerte geometra Tirabassi, inizia a trascurare i suoi doveri e ad adattarsi alla vita di campagna.

Di più, raggiunto dal sindaco danese Kirkegaard (una piacente signora), si entusiasma al bizzaro progetto di Romeo, un vivaio di trote (da costruire sul terreno del sordo Rambone) dotato di diverse attrazioni.

Intanto Agata, in pieno uragano sentimentale, sviluppa indesiderati poteri elettromagnetici… .

Recensione

Il rischio concreto che Soldini si è assunto realizzando questa coloratissima pellicola, così simile nei toni surreali e nella composizione del cast (Maglietta, Battiston, Massironi) all’acclamato Pane e tulipani, è la cancellazione dalla memoria del suo pubblico del profondo “film di mezzo” Brucio nel vento.

Dato che il cineasta milanese aveva sin qui sapientemente variato le impostazioni dei suoi cinque precedenti lungometraggi, sorge il dubbio che questo suo ultimo lavoro, incentrato su un’altra “famiglia allargata”, sia un’operazione perlopiù commerciale.

D’altro canto, gli elementi che lo compongono sfoggiano pregi tali (non ultimi i costumi di Silvia Nebiolo e le scenografie di Paola Bizzarri) che gli si può perdonare qualsiasi eventuale calcolo.

C’è un gusto ancor più spiccato per il particolare (forme ovoidali che richiamano vite primordiali, citazioni letterarie – fin nel titolo, tratto da una poesia– plasmate da flashback in b/n, il regista che, non a caso, siede anonimamente in un cinema, il giornale che riporta la vittoria della destra in Danimarca, da dove fugge il sindaco interpretato da Jørgensen, vista in Italiano per principianti), nonché la confermata fiducia negli irresistibili ruoli secondari, soprattutto per quel che riguarda la Maria Libera di Giselda Volodi e il puntiglioso geometra di Carla Astolfi.

Max Marmotta