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Recensione

Vede infine la luce il prequel sull’uomo-pipistrello creato da Bob Kane nel 1939. Dopo le defezioni di numerosi registi noti, la direzione passa all’inglese Christopher Nolan, il quale negli ultimi anni ha conquistato una fetta di pubblico dando nuova linfa al noir e al thriller con Following, Memento e Insomnia.

Affiancato dallo sceneggiatore David S. Goyer (Blade 1, 2 e 3), Nolan decide fin dall’inizio di mettere da parte il romanzo a fumetti di culto “Batman: Year One”, di Frank Miller, e di trarre ispirazione dalle tavole di Joseph Loeb (“The Long Halloween” e “Dark Victory”), con un occhio alle atmosfere di Blade Runner.

L’intenzione di azzerare completamente la saga si concretizza in una pellicola di ottima qualità tecnico-artistica, la quale segue la strada già indicata da Singer, Raimi e Lee: affidare un film sui supereroi a un vero autore è l’unico modo per impedire che la banalità commerciale se ne impossessi una volta per tutte.

Ulteriormente nobilitato dal valido primo attore Christian Bale, Batman Begins si apre con un lungo prologo, quasi un film nel film.

Testimone, in tenera età, dell’omicidio dei genitori, il ricco Bruce Wayne, cresciuto dal maggiordomo Alfred (Caine), conduce una vita alla deriva lontano da casa.

Il maestro di arti marziali Ducard (Neeson) gli offre una via d’uscita: unirsi alla setta di Ra’s Al Ghul (Watanabe), che da secoli porta ordine nel mondo.

Purificato da un duro addestramento fisico e mentale, torna a Gotham City, sua città natale ormai in decadenza, e inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, guidata dal losco affarista Earle (Hauer).

Ma Bruce è in realtà deciso a opporsi sotto falsa identità al crimine, e con l’aiuto di Alfred e dello scienziato Lucius Fox (Freeman), inventore di equipaggiamenti da combattimento e di un’auto all’avanguardia, dà vita al giustiziere mascherato Batman, che presto diventa lo spauracchio di tutti i malviventi; soprattutto del potente boss Carmine Falcone (Wilkinson), il quale può contare sulle perizie del dottor Crane (Murphy) per evitare la galera ai propri uomini.

Così l’assistente del procuratore Rachel (Holmes), amica d’infanzia di Bruce, e il tenente Gordon (Oldman), l’unico poliziotto onesto di Gotham, trovano un nuovo alleato.

E il personaggio di Batman torna finalmente ad essere valorizzato come finora solo Tim Burton aveva saputo fare.

L’impronta autoriale si riconosce infatti nell’utilizzo del montaggio per frammentare la cronologia, nella scelta delle location, nella ricerca di caratteri ambigui e nell’estrema cura rivolta al protagonista, eroe contemporaneo problematico: il pipistrello è il simbolo ma anche la fobia di Wayne.

Dall’altro lato, Nolan dimostra di conoscere bene il mestiere, testimoniando così il suo definitivo passaggio ad elevati standard produttivi: un ricchissimo cast da gestire tra vecchie e nuove leve, effetti digitali per un totale di 400 inquadrature e un budget che impone di non fallire (135 milioni di dollari).

Sax Marmotta