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Trama

Liam è un ragazzo scozzese di quasi sedici anni che si arrangia spacciando sigarette di contrabbando.

Abita con due individui poco raccomandabili, disposti a qualsiasi cosa pur di racimolare denaro, il nonno e l’odiato Stan, ultimo compagno della madre Jean.

Quest’ultima sta finendo di scontare una lunga detenzione; Liam si mette in testa di farle una sorpresa per quando uscirà: comprare una piccola casa che segnerà per entrambi l’inizio di una nuova vita.

Per conseguire l’obiettivo il giovane si inserisce, assieme all’inseparabile amico Flipper, in traffici e giri sempre più pericolosi.

Le premure della sorella Chantelle, che ha a carico il piccolo Callum, e la frequentazione della graziosa Suzanne non sono sufficienti a distoglierlo.

Recensione

I film di Ken Loach iniziano piano, in maniera quasi non coinvolgente (complice l’orgogliosa scelta di affidarsi ad interpreti non conosciuti), per poi crescere ed esplodere in tutta la loro insospettabile virulenza.

Questo suo ultimo, inappuntabile lavoro ne è la prova più evidente, carico com’è di amarezza e di violenza, non soltanto visiva.

Il tenace ed inarrestabile Liam (un incredibile Martin Compston) a quindici anni ha già vissuto tante vite e fatto un mucchio di esperienze (perlopiù negative), ed è assolutamente determinato a recuperare il tempo perduto, a calarsi nella sua adolescenza finora negata, ad avere una famiglia quanto più possibile normale.

Il regista ci lascia qualche salutare dubbio sulla sua involuzione e persino sull’eventualità che sia diventato un assassino.

Bisogna uscire dal cinema scossi, almeno in parte.

Max Marmotta