
City of God
- Fernando Meirelles, Kátia Lund
- Alexandre Rodrigues, Leandro Firmino, Matheus Nachtergaele, Phellipe Haagensen
- Crime, Drammatico
- Brasile
- 5 February 2002
Trama
La Città di Dio è una degradata favela alla periferia di Rio de Janeiro. Alla fine degli anni ’60 è segnata dalle scorribande (piccole rapine, bravate) del Trio Tenerezza, formato dai giovani Alicate, Cabeleira (che poi scapperà con Berenice) e Marreco.
I rispettivi fratellini degli ultimi due prendono strade diverse: Bené, insieme all’incontenibile amico Dadinho, vuole emulare gli adulti; il timido Buscapé, invece, sogna di diventare fotografo e di sottrarsi alla miseria e alla criminalità.
Il decennio successivo è inaugurato dalla circolazione delle droghe leggere, delle quali è quasi esclusivista Cenoura.
Dadinho, cresciuto tra un delitto e l’altro e noto con il nome di Zé Pequeno, vuole insidiare, con l’inseparabile Bené (nel frattempo fidanzatosi con Angélica, soffiata al debole Thiago e desiderata da Buscapé), tale egemonia.
Al principio degli ’80, il commercio di stupefacenti si fa più serio e le guerre tra bande più cruente.
Nel vortice viene trascinato pure l’onesto Mané Galinha, vittima di un sopruso di Zé Pequeno. Intanto Buscapé trova lavoro grazie al fortuito interessamento della cronista Marina Cintra.
Recensione
Una saga in tre atti, girata con i colori del deserto e uno stile cangiante ed estroso (vedi l’efficace alternanza tra presente e passato, il montaggio, gli split-screen).
Walter Salles (Central do Brasil) ha prodotto un’opera magnifica, sconvolgente (si pensi all’iniziazione di Dadinho o all’uccisione del “randagio”), corale, tratta da un libro basato su vicende reali (come le testimonianze finali).
La dura legge e i codici (anche verbali) della strada, gli spietati regolamenti di conti, lo smercio della droga, l’irresistibile ascesa e la sostanziale solitudine di Zé Pequeno (l’incredibile Leandro Firmino da Hora) rimandano ai classici più o meno conosciuti del gangster movie, da Scarface a Patto di sangue, da King of New York a American Me, passando per la disperazione sudamericana di Mi Familia e Amores perros.
Ma ci sono anche insospettabili parentesi ironiche (l’incipit con la non casuale gallina in fuga, i tentativi di rapina di Buscapé) e una morale non fasulla: chi è onesto, o almeno tende ad esserlo, è più scaltro.
Solita furberia della distribuzione, che per attirare pubblico ha evitato di tradurre il titolo o di lasciarlo quantomeno in portoghese.