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Trama

Due storie ambientate a Roma. Nella prima la protagonista è l’ultrasettantenne Giustina, la quale si appresta a passare l’ennesimo Ferragosto in solitudine, lontana dal figlio e dal nipote ventenne Luca.

Ma la sera si intrufola nella sua casa un ladruncolo di periferia, er Pechino, che viene scambiato per il nipotino adorato e fatto accomodare a tavola.

Nella seconda storia, che si svolge durante la vigilia di Natale, er Pechino, impiegato come garzone per consegne a domicilio, conosce la piccola Livia, la quale gli farà compagnia per il resto della giornata.

Tutto ciò mentre Giordana, madre della bambina, evita per un soffio un incidente con er Bove, grande amico di Pechino, da poco coinvolto nel grande giro della droga.

Recensione

Esordio del regista-attore-sceneggiatore Francesco Apolloni –che nel 2001 ha diretto La verità vi prego sull’amore–, Fate come noi nasce come un film sfortunato.

Terminata nel 1999, contando su un budget basso ed intermittente, salutata come il ritorno al cinema dopo dieci anni della quasi novantenne Pupella Maggio (Giustina), l’opera vede infatti la luce solo negli strascichi di questa stagione, pur essendo stata presentata al Giffoni Film Festival del 2002.

E spiace ammettere che, oltre queste vicissitudini produttive e distributive, ci sia in realtà ben poco da aggiungere.

La pellicola difatti, pur non nascondendo un certo spirito positivo (desumibile dal titolo a doppio senso) e alcune situazioni gestite con garbo e brio, risente della scomparsa durante le riprese dell’anziana attrice partenopea, rivelandosi inevitabilmente sbilanciata, nonché ulteriormente penalizzata da alcune scelte narrative: i triti dialoghi su amore e sesso in stile Kevin Smith e un clamoroso plagio del finale di Smoke.

Almeno l’interpretazione della grande Maggio ci regala un tenero ritratto di nonna, realisticamente sporcato da drammatiche riflessioni sulla solitudine.

Sax Marmotta