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Trama

Diverse storie parallele si intrecciano nell’odierna Los Angeles. Il commediografo Arty sta per affrontare la prima di sua una pièce su Hitler dal titolo “The Sound and The Führer”.

Nonostante i numerosi problemi con il capriccioso protagonista, il regista attende trepidante il week-end per incontrarsi con una ragazza conosciuta via chat.

Il suo coautore Carl deve invece fronteggiare il rischio di licenziamento e una grave crisi coniugale.

La moglie Lee ha infatti da tempo una relazione con l’attore affermato Calvin, in città per girare Rendezvous, film romantico con la star hollywoodiana Francesca.

Linda, sorella di Lee, lavora come massaggiatrice e attende anche lei un appuntamento al buio, per il fine settimana, con un pittore più giovane di lei.

Tutti hanno intenzione di recarsi la sera stessa alla festa di compleanno del produttore cinematografico Gus.

Recensione

Un sarcastico atto d’accusa contro la Hollywood spendacciona e standardizzata, ma anche nei confronti di chi a Los Angeles ha la presunzione di fare arte.

A sancire le sue intenzioni, Soderbergh opta per uno stile che mescola il classico blockbuster sentimentale americano con il dogma europeo più estremo (riprese in digitale con luce naturale); il tutto al modico budget di due milioni di dollari per promuovere un semplice divertissement dell’autore e delle sue stelle.

Il gioco a scatole cinesi che ne scaturisce conserva, fino alla conclusione, un marcato sapore metacinematografico (sottolineato anche dalle autocitazioni di Wilson/Terence Stamp e Sesso, bugie e videotape), veicolo di una celebrazione della celluloide come migliore supporto per storie di fantasia che attingono comunque a piene mani dalla realtà; mentre, al contrario, la vita vissuta va inseguendo inutilmente i sogni consegnandosi all’infelicità.

Di certo un film visivamente ostico ma incredibilmente stimolante, seppur non efficace quanto l’affine I protagonisti di Robert Altman.

Max Marmotta