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Trama

Sciolta la Compagnia dell’Anello, i suoi ex-membri si adoperano per scongiurare la guerra che incombe sulla Terra di Mezzo.

Frodo e Sam si incamminano verso l’oscura Mordor con l’intenzione di distruggere la pericolosa reliquia.

La creatura Gollum farà loro da guida, dopo aver tentato inutilmente di rientrare in possesso del suo tesoro; ma la piccola spedizione viene catturata da Faramir, fratello di Boromir e capitano del regno di Gondor, a rischio di attacco.

Saruman ha infatti interamente disboscato la zona limitrofa a Isengard, per potenziare il suo esercito di Huruk-Hai e conquistare tanto Gondor quanto Rohan.

Aragorn, Legolas e Gimli, seguendo le tracce degli hobbit Pipino e Merry rapiti dagli orchi, giungono proprio presso la reggia di Théoden, sire di Rohan vittima di un incantesimo di Sauron.

Recensione

Il secondo capitolo del progetto di Jackson si rivela lievemente inferiore al primo, pur continuando a mantenersi rigorosamente fedele all’immaginario tolkieniano.

Rinunciando a parecchi elementi mistici, la vicenda assume immediatamente i connotati dell’avventura pura, delineando il confronto tra bene e male in un sapiente montaggio di più storie parallele, le quali, anche attraverso un gioco di sottili rimandi, culminano nelle due epiche battaglie del finale.

Senza trascurare le tematiche predilette dallo scrittore inglese (il rispetto per la natura, l’eroismo, l’antimilitarismo e il conseguente rifiuto del progresso distruttivo), il regista neozelandese sfrutta ad arte i momenti residui per curare i caratteri principali.

Un Aragorn (il bravo Mortensen) in perenne bilico tra il dramma e il romanticismo e un Frodo (l’intenso Wood) a tratti cosciente del proprio cupo destino e sconvolto dall’incontro con la plausibile immagine del suo futuro: la creatura Gollum.

L’esserino con gli occhioni di E.T. e una corporatura da dannato dell’inferno dantesco conquista subito, specie quando diventa una meravigliosa rilettura del dualismo Dr.Jekyll-Mr.Hyde. E il forte realismo che lo contraddistingue rappresenta il capolavoro assoluto della Weta. Il fascino della trilogia permane comunque intatto fino all’ultimo fotogramma, grazie anche alla colonna sonora di Howard Shore supportata dalla voce di Emiliana Torrini.

Ma manca quel tocco in più che potrebbe distaccare l’opera dal cugino L’impero colpisce ancora.

Sax Marmotta