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Recensione

In un mondo desertificato da una pandemia abbattutasi soprattutto sul genere femminile, un padre girovaga con la figlioletta, camuffandola da maschio per proteggerla da curiosi e predatori, educandola, provando a garantirle un futuro.

La diffidenza è necessaria, tra una fiaba (una parabola?) improvvisata e un ricordo della moglie. Anche chi sembra innocuo può rivelarsi un mostro, e un furto può diventare inevitabile (ma il fatto che lo subisca un innocente lo rende comunque insostenibile).

Quanto della pessimistica opera seconda di Casey Affleck (successiva al mockumentary del 2010 con/su Joaquin Phoenix Io sono qui!), anche protagonista e sceneggiatore (probabilmente in cerca di riscatto da screditanti vicende personali), che predilige un ritmo meditativo a vantaggio di improvvisi e realistici cambi di marcia, è stato già visto? Se ci limitiamo all’ultimo quindicennio, nell’ambito post-apocalittico vengono in mente almeno I figli degli uomini, The Road e A Quiet Place – Un posto tranquillo, ma un accostamento a Senza lasciare traccia, pur con implicaziioni diverse, non sarebbe del tutto sbagliato.

Nonostante le numerose somiglianze (anzi, il film pare quasi una sintesi delle trame sopracitate), si nota un’impronta interessante, la capacità di somministrare tematiche sotterranee (la saggezza delle donne al governo sarebbe il miglior antidoto ai disastri causati da guerre e terrorismo) a una struttura già robusta.

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Max Marmotta