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Recensione

Ci sono solo due modi per recepire il nuovo e innegabilmente coinvolgente (per non dire immersivo) lavoro di Sam Mendes, reduce da un paio di comunque godibili 007 e ora deciso a riprendersi il tocco – o la zampata – d’autore. E infatti la critica si è spaccata. Poiché la pericolosa missione a cui sono chiamati i due giovanissimi caporali inglesi al centro della vicenda che si svolge in territorio francese nel pieno della Grande Guerra, Schofield (George MacKay) e Blake (Dean-Charles Chapman), incaricati di fermare altre truppe britanniche (che stanno per cadere in un fatale tranello tedesco) attraversando le aupicabilmente sgombre linee nemiche, è mostrata dal regista come se si trattasse di un solo piano-sequenza (con un’interruzione volutamente visibile che spezza la continuità temporale e alcune mascherate da un’esplosione, un tuffo o ulteriori artifizi, magari meno distinguibili), taluni ravvisano principalmente l’effetto da videogioco di ultima generazione, per giunta provvisto di causalità forzate (su tutte, un ratto esageratamente tempista, la precisa direzione di un aeroplano che precipita e una sparatoria nel buio fra i ruderi), talaltri si concentrano sulla perizia tecnica – pur sorretta dalle possibilità offerte dal digitale – che dà corpo al film e ingloba lo spettatore, dallo score di Thomas Newman alla cinematografia di Roger Deakins, fino alle scenografie di Dennis Gassner e Lee Sandales, non per niente 3 delle 10 candidature all’Oscar incassate dalla pellicola. 

D’accordo, l’espediente dell’“unica” – per quanto truccata – ripresa, dopo le esperienze vincenti dei messicani Cuarón e González Iñárritu (che naturalmente non hanno inventato niente: prima di loro c’erano Brian De Palma e Spike Lee, senza contare i gloriosi e più artigianali esempi di Welles o Hitchcock), rischia di apparire inflazionato (l’esibizionismo è a un passo), e il plot sa di soldato Ryan ante litteram (nel plotone da bloccare in una sempre più serrata corsa contro il tempo milita il fratello maggiore di Blake, perciò particolarmente motivato; inoltre, si riafferma il tema della pietà). Ciò non sminuisce la capacità di descrivere l’ambiente degradato che circonda gli uomini in divisa, in movimento lungo tortuose trincee sudicie e mortiferi campi di battaglia, avanzando carponi nel freddo, immersi nella distruzione e nel fango, tra sorci, carogne putrescenti e colpi a tradimento, né l’intento di ribadire – purtroppo ce n’è eternamente bisogno – quali e quante sono le conseguenze di inutili, spietati conflitti bellici. Ruoli (da) ufficiali per Colin Firth, Andrew Scott, Mark Strong, Benedict Cumberbatch, Richard Madden. 

Max Marmotta