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Trama

L’infermiere Benigno si occupa ogni giorno amorevolmente di Alicia, ballerina in coma in seguito ad un incidente d’auto.

Nel medesimo reparto e nelle stesse condizioni viene ricoverata Lydia, impavida torera rimasta gravemente ferita durante l’ultima corrida, recentemente legatasi al giornalista argentino Marco, anche autore di guide turistiche.

Quest’ultimo quando si reca in ospedale a trovarla mostra un forte imbarazzo. Benigno, assai pratico, gli dà una mano.

Recensione

Il diabolico Almodóvar colpisce ancora. Ci propone nuovamente un melodramma, nel quale l’ironia subisce un’ulteriore smorzata (per non sparire del tutto), e ci conduce per mano in un intreccio tortuoso, con personaggi radicalmente infelici, che culmina ovviamente nell’esaltazione dei sentimenti.

Il cineasta è in grado di ingentilire l’inaccettabile, e utilizza al meglio, in termini di significati correlati con la storia, le riprese effettuate (al teatro Massimo di Palermo) durante gli spettacoli di Pina Bausch “Mazurca Fogo” e “Café Muller”.

Anche il folle film muto Amante menguante (una digressione solo di primo acchito) testimonia dell’impossibilità di certi amori e crea un parallelismo di forte impatto.

In quanto agli eccellenti interpreti, Rosario Flores, ovvero Lydia, l’asso della corrida (che già fece da sfondo a Matador), è una cantante molto famosa in patria e l’attore televisivo Javier Cámara deve il nome del suo personaggio al desiderio di Almodóvar di girare con Benigni.

Mentre Caetano Veloso canta “Paloma”, il regista spagnolo regala una bella inquadratura a due delle sue “chicas” preferite, Marisa Paredes e Cecilia Roth.

Max Marmotta