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Recensione

Nel 2015 uscì il tedesco Lui è tornato, curioso ibrido di commedia e documentario (a sua volta “contaminato” da mockumentary e candid camera) che immaginava – attraverso un cortocircuito temporale – un nuovo avvento di Hitler, piombato nella Berlino di oggi e, dopo iniziale disorientamento, pronto a riorganizzare la sua mostruosa propaganda tramite i potenti mezzi di comunicazione moderni.

Un prodotto anomalo, dimostrantecon vere interviste a gente comune – che errori e orrori tendono a ripetersi.

La godibilità probabilmente diminuisce quando lo sguardo è rivolto alla storia di casa propria.

Infatti Miniero (l’exploit di Benvenuti al Sud, poi una discesa qualitativa), operando una traslazione simile a quella di Cena tra amici/Il nome del figlio, rifà il film, ma con Mussolini, e i sentimenti si fanno contrastanti.

Da un lato l’ipotesi di un duce che si adatta in fretta (grazie anche all’ingenuo aiuto dell’aspirante filmmaker Matano, che lo prende per un comico) e si serve dei mediaal netto di un ostacolo “canino” discendente dall’originale – per rilanciare la sua barbara ideologia (a noi decidere quanto sia subdolo lui e quanto influenzabile il popolo), dall’altro le autentiche reazioni (non sempre negative) al passaggio dell’attore (Popolizio, seriamente bravissimo) in orbace per Roma: motivi inquietanti ce ne sono.

Attenzione però: umanizzare troppo tale personaggio è pericoloso! Idonea Rocca, Dix sottoutilizzato.

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Max Marmotta