Ti amo in tutte le lingue del mondo

Non è che il golden boy toscano Pieraccioni, dopo l’insperato successo insaccato con Il ciclone, non ci provi ad abbordare nuove varianti della commedia romantica, scegliendo luoghi, personaggi o combinazioni dalle discrete potenzialità (stavolta l’attore/regista interpreta un professore di educazione fisica single innamorato di una veterinaria catalana e assillato da un’alunna invaghita di lui).

Però la caparbia cura dedicata ai personaggi di contorno (il frate Ceccherini quasi credibile, il collega promiscuo Papaleo, l’inespressivo preside Guccini, il fratello tartagliante Panariello, di sicuro il più bravo perché finalmente lontano dalle sue snervanti macchiette da sabato sera), il simpatico incipit, i piccoli raggiri di sceneggiatura (concertati con il fido Giovanni Veronesi), le gag a segno (non moltissime, per la verità) non possono evitare o almeno far dimenticare le due eterne costanti dei film di Leonardo (se escludiamo la vacua ed insistita tendenza ad inserire tutti i dialetti d’Italia): le bellezze esotiche (le italiane non interessano mai?) e l’interprete principale, ovvero il solito, arruffato, mal rasato, gaglioffamente timido Pieraccioni.

E finché non ci si allontana da lì… .